venerdì 30 dicembre 2011

Speciale X-Factor #1 - Ascolta gli inediti della semifinale

La quinta edizione di X-Factor, la prima targata Sky, si è aperta il 20 ottobre con i provini (quest’anno spettacolarizzati, in stile Italian’s Got Talent) ed è proseguita fino a ieri sera, 29 dicembre, in cui si è tenuta la semifinale che ha presentato al pubblico gli inediti e ha decretato i tre finalisti: Antonella, per la categoria Over 25 di Arisa, Francesca, per la squadra Under 25 di Simona Ventura e i Moderni, gruppo vocale in mano a Elio. Questa nuova edizione porta al programma numerosi cambiamenti a partire dalla brevità: solo otto puntate senza ingressi di nuovi concorrenti in corso d'opera, come è stato gli altri anni, che ha introdotto nel gioco, tra gli altri, Giusy Ferreri. Un’edizione più sobria, grazie alla conduzione minimale di Alessandro Cattelan e alla tranquillità dei giudici, meno scatenati che in passato. Cattelan fa il suo dovere senza strafare, lasciando il giusto spazio ai veri protagonisti, i cantanti e i giudici, così come un programma come X-Factor richiede, e ponendosi in contrasto con la personalità diventata sempre più ingombrante di Francesco Facchinetti. Discorso a parte per i giudici che sono parsi molto più accondiscendenti del solito, limitandosi a commenti brevi e spesso vuoti. Arisa su tutti, avendo ormai finito i sinonimi di “fantastico” per elogiare le esibizioni, si limita ora a gridare e cantare; Simona Ventura, baciata dalla fortuna che le ha regalato tutte e tre le sue concorrenti in semifinale, non è cambiata molto rispetto alla prima edizione e ripete in continuazione la parola “percorso”; Elio è uno dei pochi che potrebbe veramente parlare ma il suo carattere gli impone di essere sintetico e di non scomporsi mai troppo; infine Morgan, fino alla terza edizione vero motore del programma, appare sottotono rispetto al solito, meno cattivo, meno azzeccato nei suoi giudizi e molto meno nel vivo dell’azione. Sembra quasi che gli basti fare il compitino per portare a casa lo stipendio, e probabilmente la causa, sin dall’inizio, è stata la sua squadra: Davide, Valerio e Vincenzo, nulla a che vedere con Marco Mengoni o Matteo Becucci.
Ma veniamo agli inediti:





sabato 24 dicembre 2011

Vasi di Natale: gli auguri dei blogger

Per il primo Natale di VasiComunicanti, abbiamo deciso di regalarvi dei pensieri, dei brevi testi, redatti dai nostri bloggers, per farsi conoscere e per farvi gli auguri. Troverete aneddoti, piccole storie e riflessioni personali sul Natale e sulla fine dell'anno. Speriamo che apprezzerete l'idea e continuerete a seguirci anche nel 2012, ricordando che potete sempre contribuire ed entrare anche voi a far parte dei bloggers di VC.
Auguri di buon Natale e di un sereno anno nuovo da parte di tutto lo staff di VasiComunicanti!


mercoledì 21 dicembre 2011

Lo Hobbit, un viaggio aspettato otto anni: il primo trailer


Otto anni dopo Il Ritorno del Re Tolkien rivive sul grande schermo con la trasposizione cinematografica del libro Lo Hobbit, best seller precendente a Il Signore degli Anelli, che uscirà nelle sale il 14 dicembre 2012 col nome Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato . La trama del film (diviso in due pellicole) è molto semplice e narra la storia di Bilbo Baggins (zio adottivo di Frodo) alla ricerca del tesoro del drago Smaug insieme a tredici nani guerrieri e Gandalf il Grigio. Ricerca che porterà il protagonista in possesso dell’Unico Anello, oggetto dominante (e ingombrante) dei film successivi.
Nel trailer sottotitolato in italiano si possono notare tutti i personaggi del film, Gollum compreso, ed il cast utilizzato dal regista Peter Jackson. Come potete notare ci sono volti vecchi e nuovi: Martin Freeman (il Watson nella serie tv inglese Sherlock) e Ian Holm saranno Bilbo Baggins, Ian McKellen tornerà come Gandalf, Richard Armitage sarà Thorin, Hugo Weaving (il Teschio Rosso di Capitan America) e Cate Blanchett si trasformeranno nuovamente negli elfi Elrond e Galadriel. Gli altri attori presenti nel lungometraggio saranno: Graham McTavish, Ken Stott, Aidan Turner, Dean O'Gorman, Mark Hadlow, Jed Brophy, Adam Brown, John Callen, Peter Hambleton, William Kircher, James Nesbitt, Stephen Hunter, Andy Serkis, Elijah Wood.


Bisognerà quindi aspettare ancora un anno per la prima pellicola, mentre la seconda uscirà nel novembre 2013. Come mai così tanto ritardo? Per chi non lo sapesse, l’idea di un film su Lo Hobbit comparve subito dopo il grande successo della trilogia de Il Signore degli Anelli ma per colpa di cause legali tra Peter Jackson e la New Line Cinema insieme a rallentamenti della Metro-Goldwyn-Mayer, il progetto si perse ne tempo fino quando il regista tornò ufficialmente a capo della produzione. La colonna sonora sarà composta da Howard Shore, già compositore della trilogia di Il Signore degli Anelli e vincitore di tre Oscar per La Compagnia dell’Anello e Il Ritorno del Re.



Lares

martedì 20 dicembre 2011

Il primo teaser trailer di Benvenuti al Nord


A seguito del grande successo di Benvenuti al sud, riuscito a raggiungere incassi record (29.839.223,66 euro), il prossimo 18 gennaio uscirà l’atteso sequel. Attori e registi sono sempre i soliti, con la coppia Bisio (Bar Sport, Maschi contro femmine)- Finocchiaro (La banda dei Babbi Natale, Mio fratello è figlio unico), tornati nel mentre nella loro Milano, affiancati da Alessandro Siani (Natale in crociera, Natale a New York), Valentina Lodovini (Fortapàsc, Generazione mille euro), Nando Paone (A ruota libera), Giacomo Rizzo, Nunzia Schiano, Fulvio Falzarano, Salvatore Misticone, Ippolita Baldini e Paolo Rossi, qui interprete di un cattivissimo tagliatore di teste delle Poste. La regia, come nel primo film, è affidata a Luca Miniero (Questa notte è ancora nostra).

Il teaser trailer rilasciato in questi giorni, come potrete vedere, è un omaggio a Totò, Peppino e la malafemmina, e riprende la celebre scena in piazza Duomo a Milano, in cui i due protagonisti, appena arrivati nella grande città, chiedono informazioni a un vigile con le famose frasi "Noio voulevan savuar" o "Mi scusi, ma per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?” 





Passando invece alla trama del film, sono passati circa due anni dalla fine di Benvenuti al sud, Alberto e Silvia (Bisio e Finocchiaro) sono tornati nella loro “amata” Milano, ma c’è aria di crisi coniugale. Per questo motivo Alberto, accusato dalla moglie di pensare solo al lavoro, prende una seconda casa in montagna dove poter passare week-end romantici e riappacificarsi, ma allo stesso tempo accetta di guidare un progetto pilota per le Poste che lo impegnerà tutti i sabati. I due milanesi però non sono i soli ad avere problemi di coppia: anche Mattia e Maria, che nel frattempo hanno avuto un figlio, litigano, perchè lui non vuole saperne di fare un mutuo. Dopo mille sceneggiate per riconquistare la sua bella, Mattia si trova in ogni caso catapultato a Milano, vivendo un po’ quello che era toccato ad Alberto due anni prima. Un napoletano nella città lombarda sarà ovviamente il filo conduttore del film, con i due amici che si ritroveranno a vivere, a parti invertite, pregiudizi e luoghi comuni tipici.

Mywo

Le idi di marzo, ottima prova per George Clooney e Ryan Gosling

Le idi di marzo, dal latino Idus Martia ovvero “il giorno di Marte”, è un modo di indicare il 15 marzo, data in cui gli antichi romani celebravano il dio della guerra; dal 44 a.C. le idi di marzo sono diventate famose come la data dell'assassinio di Giulio Cesare. L'idea della congiura politica si è legata indissolubilmente al nome romano della data, fino a rendere quest'ultima superflua: attualmente le idi di marzo può indicare un complotto o un agguato politico, come accade per il titolo del nuovo film scritto, prodotto, diretto e interpretato da George Clooney, con Ryan Gosling protagonista delle torbide vicende che hanno luogo dietro le quinte di una politica tutta promesse e sorrisi.
Le idi di marzo (The Ides of March), sceneggiato da Clooney e Grant Heslov partendo da un testo teatrale di Beau Willimon (scrittore in passato aiutante di Hillary Clinton) e prodotto dalla Smokehouse Pictures degli stessi Clooney e Heslov insieme a Cross Creek Pictures e alla Appian Way Productions di Leonardo DiCaprio, è stato presentato in anteprima mondiale lo scorso 31 agosto alla 68° Mostra del cinema di Venezia, ed è stato distribuito negli USA dal 7 ottobre e in Italia dal 16 dicembre.
Mike Morris (George Clooney), governatore uscente del Pennsylvania, sta tentando la scalata alla Casa Bianca come candidato del Democratic Party. Al suo fianco, nel duello in Ohio contro l'altro candidato democratico Ted Pullman (Michael Mantell) e il suo campaign manager Tom Duffy (Paul Giamatti), ci sono gli organizzatori e consulenti comunicativi Paul Zara (Philip Symour Hoffman), il cinico capo di grande esperienza, e Stephen Meyers (Ryan Gosling), il giovane idealista di chiaro talento. Stephen serve fedelmente Morris perché crede davvero nella sua causa, ma una telefonata di Duffy e una scoperta inattesa innescheranno dei mutamenti irrimediabili sia nell'andamento della campagna elettorale di Morris che nella fiducia e nella moralità di Stephen.
Quarto film da regista per Clooney e suo secondo thriller politico dopo Good Night, and Good Luck, Le idi di marzo presenta lucidamente i retroscena più strategici e talvolta più squallidi della politica contemporanea americana. É significativo che Clooney, democratico progressista convinto, collochi finzionalmente il marcio all'interno del partito in cui si riconosce, come a dire che nessuno è al sicuro dal sospetto e dalla corruzione. Il film è molto ben interpretato: Ryan Gosling, già eccellente in Drive, sa trasmettere le proprie emozioni anche mantenendosi sempre composto e distaccato, mentre Clooney mostra un'inquietante doppia faccia e Giamatti (visto quest'anno anche in La versione di Barney e Una notte da leoni 2) interpreta il ruolo che probabilmente gli è più congeniale, cioè quello del bastardo astuto e salace. Tra i pochi volti femminili del cast ci sono Marisa Tomei, giornalista senza scrupoli, ed Evan Rachel Wood, nota per True Blood e The Wrestler, che qui incarna una giovane e bella stagista del team di Morris. La fotografia del film è molto curata, con le luci calde e soffuse degli ambienti televisivi, dove si cerca di apparire al meglio, che lasciano spazio a quelle fredde e quasi funeree di ambienti in cui si rivela il peggio, come vicoli luridi e oscuri retrobottega. Volendo trovare un difetto, la trama si dipana senza grandi sorprese, con colpi di scena abbastanza prevedibili, anche se comunque efficaci nell'impatto.


In patria Le idi di marzo è andato bene ma non ha sfondato, visto che gli introiti al momento sono fermi a 40 milioni di dollari, mentre al botteghino italiano durante il primo weekend di uscita il film ha incassato 663.000 euro. Se non altro sono arrivate quattro nomination ai Golden Globe 2012: Miglior film drammatico, Miglior attore drammatico (Gosling), Miglior regista (Clooney), Miglior sceneggiatura (Clooney, Helsov, Willimon).
Lor

Angry Birds tra televisione, cinema e realtà!


É tempo di feste e regali di Natale ma da un paio d'anni a questa parte è anche, sempre, tempo di Angry Birds! Per i pochi che non conoscessero questo videogioco per smartphone touchscreen (per giocare online, preferibilmente con Google Chrome clicca qui), Angry Birds è un'applicazione-gioco creata dalla Rovio (casa finlandese che si occupa dello sviluppo di videogiochi) che nel giro di due anni ha conquistato il mondo intero con più di 42 milioni di download, prima su I-Phone e poi su tutti gli altri dispositivi con schermo capacitivo. Il semplice giochino degli uccelli arrabbiati con i maialini verdi si è ritagliato uno spazio nella storia recente, creando un brand capace di espandersi anche in altri campi: peluche, giochi da tavolo, abbigliamento, oggettistica, e forse, ora, cinema e televisione.
Infatti, per celebrare il compleanno dell'app e per pubblicizzare l'aggiunta di un nuovo livello a Angry Birds Seasons, il canale statunitense Nickelodeon ha mandato in onda un cortometraggio animato a tema natalizio con l'uccello rosso e quello nero alle prese con i soliti maialini verdi che rubano i regali. Che sia lo stimolo giusto per una serie animata completa??

Di animazione si sta parlando molto anche per quanto riguarda un possibile sbarco di Angry Birds sul grande schermo cinematografico, ma per ora non ci sono informazioni ufficiali al riguardo. Le speculazioni sul web si susseguono continuamente, così come i fan-video: ve ne proponiamo uno particolarmente ben fatto, che ipotizza un vero e proprio film, in carne e ossa, in stile The Snatch (gangster movie del 2000) di Guy Ritchie, regista di Sherlock Holmes: Gioco di ombre.

E perchè a questo punto non portare il gioco di Angry Birds nella realtà? Non si è lasciata sfuggire l'occasione la T-Mobile, colosso tra gli operatori di telefonia mobile, operante in dieci paesi, che ha realizzato uno spot, costruendo la scenografia del gioco in una piazza di Barcellona nel maggio di quest'anno. Grande entusiasmo da parte del pubblico che ha potuto giocare e vedere gli uccelli che volavano e esplodevano davanti a sè, per davvero stavolta!


D9P

lunedì 19 dicembre 2011

Ecco il full trailer de The Dark Knight Rises (Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno): Batman!

L'attesa e l'eccitazione intorno all'ultimo capitolo della saga batmaniana di Christopher Nolan sta toccando picchi mai raggiunti prima con speculazioni e spoiler che si susseguono tutti i giorni, a più di otto mesi dalla sua uscita. Dopo aver diffuso la locandina ufficiale, la Warner Bros ha dichiarato che oggi sarebbe stato rilasciato il primo full trailer di The Dark Knight Rises, finora mostrato solo negli States prima di Sherlock Holmes: Gioco di ombre. E ora siamo finalmente in grado di mostrarvelo in tutta la sua epicità e in italiano: nuove scene, grandi combattimenti e una scena allo stadio tutta da vedere! Il trailer mostra inoltre l'intero cast composto da Christian Bale, Michael Caine, Gary Oldman, Morgan Freeman, Anne Hathaway, Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard, Juno Temple, Josh Pence, Daniel Sunjata e Nestor Carbonell.
Ecco il full trailer de Il cavaliere oscuro - Il ritorno:

Vi proponiamo anche il primo trailer uscito qualche settimana fa, anche in italiano. Eccolo:

D9P

Pep e la sua banda, una filosofia vincente!


In spagna li chiamano “illegali”, ed effettivamente, a vedere come questo Barcellona si è sbarazzato del Santos di Neymar e Ganso, fresco vincitore della Copa Libertadores, si capisce il perché! Il Barça è campione del mondo per club, dopo il 4-0 rifilato ai brasiliani, in una partita a senso unico, giocata come fosse un allenamento, quando di fronte ti trovi una squadretta delle serie minori a farti da sparring partner.
Questo è il tredicesimo trofeo messo in bacheca da quando Guardiola, nel 2008, ha preso in mano la squadra catalana. Molti dicono che questo team vincerebbe anche senza allenatore; molti dicono che di gente come Xavi, Iniesta e Messi ne nasce uno ogni 50 anni, mentre qui ce ne sono tre contemporaneamente nello stesso team; molti dicono che la Liga è un campionato semplice, con due sole squadre. Tutto vero ma…
Pep Guardiola si è seduto per la prima volta sulla panchina del Barça A nella stagione 2008/09,  dopo averci giocato (e vinto) per diversi anni quando ancora faceva il calciatore; nel 2007 gli viene affidata la guida del Barcellona B, quello dei giovani, che gioca in Secuda Division. Dopo un solo anno alla guida della squadra riserve, il presidente Laporta, dovendo sostituire Frank Rijkaard decide di affidarsi al giovane Pep, conquistato dalla sua filosofia totalmente catalana, e da un profilo morale e umano invidiabile. Guardiola prende la guida del club trovandosi una squadra che nel quinquennio precedente aveva vinto tutto. Un team che aveva si al suo interno gente come Messi e Iniesta, ma anche con uno spogliatoio spezzato, con moltissimi giocatori senza più motivazioni. Il merito principale di Pep è stato quello di ripulire tutto ciò, attraverso cessioni illustri di campioni che non rientravano nel suo stile di gioco, ma nemmeno nel suo codice morale; sono così partiti i vari Ronaldinho, Deco, Eto’o, Henry e Yaya Tuore. L’altro grande merito è stato quello di valorizzare al massimo la “cantera”, luogo dove lui è nato e cresciuto calcisticamente, e da dove proveniva anche come esperienza da allenatore. Questo fattore, unito alla definitiva esplosione di Messi e Iniesta ha fatto si che il Barça vincesse 13 trofei in 3 anni sotto la sua gestione.
Il tiki-taka può piacere o non piacere, è uno stile di gioco particolare, porta il possesso palla all’esasperazione, è fatto di rallentamenti ed accelerate improvvise, lampi di genio, pressing altissimo con riconquista di palla praticamente immediata. Tutti partecipano all’azione, i difensori centrali giocano da centrocampisti, i terzini fanno le ali eppure in questi anni il Barça è sempre stata una delle squadre che ha subito meno gol al mondo. Tornando alla squadra in se, e ai meriti di Guardiola è curioso vedere come giovani provenienti dalla cantera siano stati preferiti a giocatori ben più affermati, facendo le fortune di questo club. È stato così che Piquè, cresciuto in catalogna e poi “scippato” da Ferguson, tornato al Barça è diventato titolare inamovibile, campione d’Europa e del Mondo con la sua nazionale oltre che con i blaugrana, formando col capitano (anche lui catalano) Puyol, una delle coppie difensive maggiormente complementari al mondo. È altresì curioso vedere come Pep abbia lanciato in un ruolo delicatissimo, come il mediano davanti alla difesa, il canterano Sergio Busquets, preferendolo ad uno dei centrocampisti più forti in assoluto in quel ruolo come Mascherano; oppure come Pedrito Rodriguez abbia scalzato e di fatto condannato alla cessione un certo Zlatan Ibrahimovic.
Gli unici nei che si possono trovare alla gestione Guardiola possono essere le scelte di mercato, spesso risultate clamorosamente errate. Il Barça ogni anno può permettersi uno/due colpi grossi; a differenza del Real, Pep ha sempre cercato di aggiungere pochi giocatori, ma che andassero a rinforzare nettamente la squadra. Non sempre c’è riuscito, anche se c’è da dire che gente come Piquè, Dani Alves, Villa, Sanchez e Fabregas sono state tutte sue idee, e ad oggi costituiscono buona parte dell’ossatura di questo team. Quando però ha cercato di inserire campioni che poco centravano con la filosofia di gioco catalana, ma che rappresentavano qualcosa di nuovo, magari permettendogli qualche variazione tattica, ha fallito. 70 ml per Ibrahimovic, 17 per Hleb, 17 per Caceres, addirittura 25 per Chygrynskiy sono stati tutti soldi buttati.
La verità è che questo Barça è una macchina perfetta, e riuscire ad aggiungere pezzi ad un qualcosa che funziona così bene non è assolutamente semplice. Un esempio di come andare sul sicuro però è rappresentato da Cesc Fabregas, arrivato, o meglio tornato a casa dopo anni passati a Londra, da capitano dell’Arsenal. Cesc si è inserito perfettamente negli schemi di Guardiola, perché ha il tiki taka nel sangue, gli sono bastati 35 minuti per segnare il suo primo gol, e nelle successive 4 partite ha continuato a ripetersi, neanche fosse un attaccante.
Guardiola in 3 anni da allenatore è già riuscito a vincere più di quanto non avesse fatto da calciatore, e la sua carriera in campo è stata tutt’altro che scialba. Giocando da mediano  nel suo Barça ha vinto 6 Lighe, 2 Coppe e 4 Supercoppe di Spagna, una Champions, 2 Supercoppe Europee e una Coppa delle Coppe più un Oro Olimpico con la sua nazionale. Da allenatore siamo già a 3 Lighe (tutte quelle a cui ha preso parte), una Coppa e 3 Supercoppe di Spagna, 2 Champions, 2 Mondiali per Club, e  2 Supercoppe europee.
Sinceramente non so chi riuscirà a fermare il cammino inarrestabile di questo Barcellona; qualcuno iniziava a dire che la squadra era appagata dalle recenti vittorie, loro hanno risposto bissando il successo del 2009, distruggendo il Santos e diventando nuovamente Campioni del Mondo per Club e annichilendo per l’ennesima volta il Real Madrid nel Classico, andando a vincere fuori casa 1-3 (Mourinho non sapendo più come giustificare le continue sconfitte negli scontri diretti ha deciso di affidarsi alla parola “Suerte”, dimenticandosi però che la sua squadra era passata in vantaggio dopo pochi secondi dall’inizio del match, grazie ad un regalo del portiere avversario, alla faccia della suerte…). Prima o poi tutto questo finirà, per ora però meglio continuare a godersi questo Barça, capace di battere tutto e tutti, e se non vi piace il tiki-taka potete pur sempre cambiare canale…

Mywo

Sigarette a colazione #3 - Electric ladyland


Sveglia elettrica oggi. Sveglia elettrica come di Jimi Hendrix che suona amplificando la chitarra con la parete intera, per l'occasione fattasi metallica e porosa.
E gli accapo partono in automatico, sin dal mio primissimo pensare. Le frasi dell'usuale soliloquio mentale mattutino sono continuamente inframezzate da potenti e vigorosi profluvi di vibrazioni: in schiere compatte si muovono sopra il letto e per tutta la stanza fasci di suoni inaciditi da scontri di cariche e poli: particelle fluorescenti come le lucciole della notte che se n'è appena andata.
Accendo una sigaretta per regolarizzare i flussi, per smorzare l'ondata con l'acqua della consuetudine. Non ero abituato ad allerte così perentorie; la musica ad altissimo volume diffusa dal mio congegno di sveglia ha però sortito l'effetto desiderato di infondermi la giusta dose di positività e carogna, di determinazione e fancazzismo necessarie a portare a termine il mio compito d'oggi.
A questo punto della "riflessione" (visto che operiamo nel settore), sarà bene puntualizzare come questa sveglia sia finalizzata a uno scopo ben preciso, non è di quelle sveglie random, di quei giorni nei quali ci si sveglia giusto per eleganza; tanto per non far notare agli altri che vivono in ritmi e a orari che non ci sono graditi.
Non siamo qui per discutere d'insonnia, quindi bando alle ciance: oggi ho un appuntamento.
Ho già spento senza accorgermente la mia prima sigaretta.
È un appuntamento galante? Un incontro al buio?
Ma se è mattina! Allora ci ripenso, speranzoso di scrollarmi di dosso la pesantezza del riposo; ci ripenso e il nulla mi sovviene.
Un certo Campanile sostenne che "è un peccato che la levata del sole avvenga di mattina presto, perché a quell'ora non ci va nessuno!", sostengo da parte mia, come dargli torto.
Insomma, suvvia, deh (e chi più ne ha più ne metta, senza risparmio) non siamo fatti per certe levatacce. L'umano è un animale lento: io ho tempistiche da bradipo. È per questo che sono alla quarta bionda, il cilindro di metallo ha la pancia piena di cenere e mozziconi, e la sveglia continua a suonare in attesa che io guadagni ciò che dell'homo erectus fu il vanto per andare a fare il mio dovere. D'altra parte, come s'è già detto, ho un appuntamento!
Sinceramente, rotolandomi tra le coperte alla stregua di ferita fiera, ho dimenticato di che tipologia fosse tale appuntamento. I miei appunti mentali si sono forse dissolti nella musica assordante che traspira dalla parete.
Un bell'enigma, proprio nel centro della mattinata. Uno di quegli enigmi capaci di sconquassarti la giornata così, da capo a piedi, recidendole il collo di netto. Non sarebbe necessaria tale e tanta cruenza di paragone, se una similitudine cruda come il San Daniele non fosse l'unico mezzo per esprimere e palesare all'uditorio il sentimento d'uno scorno così grande.
L'enigma è - gentildonne, damigiane e gonzi, nibiluomini all'ascolto – di duplice o triplice natura, penetra come rampicante nella tenera superficie del mattino, fiorisce in nuovi rami e gemme sempre fresche. La mia testa, affondando la nuca dentro il cuscino, fissa le travi del soffitto ronzando di dejavu. La musica che usciva dalla parete si è affievolita, o forse è assente.
Com'è possibile ch'io abbia percepito sì poderose stilettate d'elettronico strumento?
E questo appuntamento, quest'appuntamento del quale non riesco a ricordare il viso, ne come avesse le mani oppure il suono della voce; se fosse un appuntamento d'amore o d'onere, di speranza o di passione: di vita o morte, addirittura. Ma anche no.
Riesco ancora a toccare con la lingua del cervello un taglietto sul palato della memoria che mi indirizza verso ciò che sto cercando, senza però mostrarmi l'uscio come sogliono fare le guide serie, specialmente all'Inferno. Ancora il nulla, mentre sento un braccio che mi si solleva da solo, tirato da invisibili ragnatale di burattinaio. Non ricordo.
Apro gli occhi ch'è già sera. E l'impegno, l'enigma e tutti i passi suoi eran tracce che lascia il sogno per farsi ritrovare.
Apro gli occhi ch'è già sera, accendo una sigaretta. Una nube cumuliforme di fumo so erge tra il mio sguardo e l'orologio; ho un'appuntamento, e penso al mio appuntamento: ai suoi tacchi discreti, quelle calze scandaloseleganti, il rossetto su labbra di petalo, l'occhio incastonato – prezioso diamante – sul viso dorato di baci d'amori ormai orfani.
Non vedo l'ora.
(letteralmente)
Nino

sabato 17 dicembre 2011

Processo Eternit: Casale dice sì ai soldi del carnefice

Casale Monferrato è una città non molto grande, ma graziosa e ricca di storia; conta 36'000 abitanti, una squadra di Basket in serie A e una di calcio che, nel 1914, ha anche vinto uno scudetto. Casale Monferrato ha molti parchi, uno dei quali recentemente intitolato al criminale di guerra fascista Ugo Cavallero. Casale Monferrato è stato un polo industriale cementifero e agricolo per decenni, ed è stata una delle città a godere dei benefici economici per lo sviluppo dovuti alla presenza dell’Eternit, azienda svizzero-belga produttrice di tessuti e materiali in amianto, materiale meraviglioso per le sue qualità isolanti che è costato la vita a soli 1'800 cittadini casalesi, negli anni, a causa della sua tendenza fibrosa che, grazie alla diffusione aerea, arriva a sedimentarsi nella pleura di chi ha avuto la sfortuna di lavorare per l’azienda quando ancora era aperta, o ha avuto la sfortuna di lavare le tute da lavoro del marito operaio, o ancora non ha avuto niente a che fare con l’azienda ma si è ammalato lo stesso. Le fibre danno origine a un cancro incurabile, considerato uno dei peggiori al mondo per incidenza di mortalità e sofferenze causate nel soggetto ammalato, chiamato ‘Mesotelioma pleurico’. Alcuni fortunati si sono ammalati solo di asbestosi, ma anche questa condizione non è molto simpatica.
Da qualche anno, l’associazione di familiari delle vittime dell’amianto ha intentato causa contro Schmidheiny e De Cartier, i ‘boss’ dell’Eternit, per strage dolosa, insieme al comune cittadino. È venuto fuori, grazie anche al PM Guariniello, che chi guidava l’azienda sapeva benissimo i danni potenziali che questa poteva produrre, ma che in fin dei conti, qualche migliaio di morti non era poi così drammatico (Schmidheiny possiede un patrimonio superiore ai due miliardi di euro), fino al processo.
Annusata la possibilità del carcere e di un tracollo economico, De Cartier e il suo amico svizzero hanno iniziato a fare di tutto per salvare la faccia e le chiappe, ma in sede giudiziaria le cose stanno andando malino per loro. Schmidheiny ha allora deciso di fare un’offerta meravigliosa al Comune di casale: qualche decina di milioni in cambio della rinuncia al procedimento civile. L’offerta gli è stata ricacciata in gola (non si parlò di cifre nel dettaglio, ma si rifiutò di trattare in toto) dall’amministrazione precedente, guidata dal compianto Paolo Mascarino, ma l’elezione nel 2009 del sindaco attuale, Giorgio Demezzi (al solito, PDL e Lega), ha riaperto porte che lo svizzero temeva chiuse per sempre.
Nella notte di ieri, dopo qualche scontro verbale con un gruppo di manifestanti, l’intervento delle forze dell’ordine (con molti dei suoi membri visibilmente in imbarazzo), un tentativo di cacciata della stampa e un intervento indegno del vicesindaco Filiberti –“un conto è la giustizia, uno il risarcimento”- (Lega Nord) alle 3,27 del mattino è arrivato il trionfale annuncio: 18 milioni e 300'000 euro accettati, e siamo amici come prima. L’offerta iniziale era più alta, ma nella richiesta era inclusa anche una targa che riconoscesse Schmidheiny come filantropo cittadino (sì, l’ha chiesto davvero), ma questo deve essere parso eccessivo anche a Demezzi e compagnia bella, il che è tutto un dire.
Numerosi cittadini hanno fatto notare che, andando a processo, si poteva ottenere un risarcimento maggiore, volendo parlare solo di soldi, ma il comune è stato irremovibile: non si può vessare un poveraccio di omicida di massa oltre un certo limite, suvvia.
I diciotto milioni, circa mille Euro a morto, andranno in ‘opere di risanamento e rilancio cittadino’. Contando che dieci sono stati spesi per bonificare l’ospedale (e non del tutto) dall’amianto, e che di tetti in Eternit la città ne è ancora piena, viene da chiedersi cosa si potrà davvero fare di utile con la cifra ottenuta.
Il processo penale andrà avanti (purtroppo quello non si può vendere, diamine!), ma Casale ne esce come un piccolo borgo attaccato più alla moneta che non ai suoi cittadini, alla sua dignità o alla furbizia legale, visto che l’elemosina del miliardario svizzero impedirà l’arrivo di un risarcimento che sarebbe stato decisamente più corposo.
Tanto per capire come opera il governo casalese, la città (4'000 delitti in due anni di media su 36'000 abitanti, piccoli incidenti stradali e piccolo spaccio inclusi) ha comprato 100'000 Euro di telecamere per la sicurezza del centro (sì, erano ovviamente indispensabili) e ha sospeso la parata di Carnevale, ammazzando gli introiti dei piccoli ristoratori locali.
Un giornalista deve essere, almeno in  teoria, sempre distaccato dai fatti che racconta. Io, in questo caso per mia fortuna, non sono un giornalista, quindi posso fregarmene altamente delle regole formali. Chi ha perso amici e familiari per via dell’amianto sa bene cosa ha fatto il comune: davanti ai soldi, da buoni paesani, hanno scelto di infangare la memoria delle vittime, ma ora possono bearsi della loro grandiosa capacità di far soldi anche con la più grande strage che abbia mai colpito la città.
Un suggerimento al sindaco: perché, a questo punto, non offrirci per ospitare qualche altra grossa azienda dalle emissioni cancerogene? Un altro migliaio di morti e rifacciamo tutto il porfido del centro.
Falco_Nero87,
il casalese Alberto Sistri.

venerdì 16 dicembre 2011

La seconda stagione di Sherlock sulla BBC l'1 gennaio 2012

Mai momento sarebbe stato più opportuno per lanciare la seconda stagione della serie televisiva tutta inglese Sherlock. La furba BBC ha deciso infatti di attendere l'inizio dell'anno nuovo per programmare i tre nuovi episodi, guarda caso, dopo l'uscita natalizia del kolossal cinematografico Sherlock Holmes: Gioco di ombre di Guy Ritchie con Robert Downey Jr e Jude Law, che si preannuncia già un successo in tutto il mondo. Il canale televisivo ha deciso di sfruttare il traino involontario del film per dare più risalto a una serie che già con la prima stagione (andata in onda nell'estate del 2010 sulla BBC e nei primi mesi di quest'anno su Mediaset Premium) aveva riscosso grandi entusiasmi e critiche positive.
A differenza dello Sherlock Holmes di Robert Downey Junior, quello interpretato da Benedict Cumberbatch è molto più classico, meno manesco e più inglese: geniale, pronto a qualsiasi inprevisto, capace di dedurre il tutto da un piccolo dettaglio. Un personaggio altomimetico che potrebbe ricordare a qualcuno, per genio e sregolatezza, per sicurezza e capacità di deduzione, il Dottor House di Hugh Laurie, che si inserisce nella Londra moderna, distante da quella dell'autore Sir Arthur Conan Doyle ma vicina per le vicende narrate. Al suo fianco, ovviamente, John Watson (Martin Freeman), assistente che entra nella vita di Holmes quasi casualmente, in preda alla depressione da ex militare. Troverà nuovi stimoli nella collaborazione con il detective londinese più famoso al mondo, capace di risvegliare in lui l'entusiasmo. I tre episodi della prima stagione (da 90 minuti ciascuno) riprendono i racconti di Conan Doyle A study in pink, The blind banker e The great game: proprio quest'ultimo ha introdotto l'acerrimo nemico di Sherlock Holmes, Jim Moriarty (che verrà introdotto anche nella pellicola in uscita oggi nei cinema), interpretato da Andrew Scott, che sarà protagonista della seconda stagione.
Il primo dei tre nuovi episodi di Sherlock andrà in onda sulla BBC l'1 gennaio 2012 e sarà seguito dagli altri due a breve distanza, l'8 e il 15 gennaio. I racconti che ispireranno la seconda stagione saranno, in ordine cronologico, A scandal in Belgravia (in cui verrà introdotto il personaggio di Irene Adler), The hounds of Baskerville e The reichenbach fall.
Il nostro consiglio è assolutamente di procurarvi la prima serie di questo telefilm e godervi la sua qualità attoriale e registica, pronti a gustare la primissima novità del 2012!
Ecco i trailer della prima e della seconda stagione:
D9P

giovedì 15 dicembre 2011

Facebook Timeline: ora disponibile a tutti! Ecco il link per aggiornare

Dopo l'annuncio all'f8 (la Facebook Conference) lo scorso 22 settembre e i ritardi dovuti ad una disputa sul nome "timeline" con un servizio omonimo (timelines.com) Facebook apre ufficialmente oggi il restyling della piattaforma anche agli utenti italiani. Per provarlo subito, prima dello switch generale del 22 dicembre, si può attivare timeline a questo indirizzo https://www.facebook.com/about/timeline


Parecchie e sostanziali le novità introdotte con questo upgrade, e non solo dal punto di vista grafico: ci sarà spazio solo per applicazioni in Html5, abbandonando il linguaggio Flash, nel quale ormai non crede più neppure la stessa Adobe. Le applicazioni potranno postare sul nostro "diario" (questo il prosaico nome scelto per la timeline in italiano) ma saranno tenute a farlo seguendo la nuova filosofia di condivisione e aggiornamento intrapresa da Facebook: basta quindi con le notifiche su quanti cavolfiori vi mancano per costruire una fattoria abusiva e non condonabile su Farmville, dentro invece app con le quali condividere la canzone che state ascoltando o il cibo che avete deciso di cucinare per la cena (il video qui sotto vorrebbe mostrare proprio questa nuova direzione della piattaforma, anche se purtroppo applicazioni come Spotify non sono ancora attive in Italia)
 

I(ro)Nic

mercoledì 14 dicembre 2011

Puntuale arriva il sequel: Immaturi - Il viaggio

Se un film italiano supera le aspettative, matematico arriva il sequel. Vedasi gli ultimi successi al botteghino Checco Zalone, Benvenuti al sud e, ora, Immaturi (15 milioni di euro di incassi). Il 4 gennaio sbarcherà infatti in tutti i cinema Immaturi - Il viaggio, ancora diretto da Paolo Genovese (Questa notte è ancora nostra, La banda dei babbi Natale) e ancora con il cast stellare del suo predecessore: Ambra Angiolini, Raoul Bova, Ricky Memphis, Luca Bizzarri, Barbora Bobulova, Paolo Kessisoglu, e Anita Caprioli. In questo sequel che, come da titolo, racconterà il viaggio della maturità di questo gruppo di quarantenni reduci dall'esame più importante della vita, si unisce anche Lucia Ocone, mentre ritroveremo Maurizio Mattioli, Alessandro Tiberi e Luisa Ranieri.
Nel giro di pochi giorni sono stati rilasciati il trailer e la locandina ufficiale che lasciano capire un po' come sarà questo nuovo, annunciato, successo. Soliti guai per il libertino Piero (Luca Bizzarri), solite questioni amorose per Giorgio (Raoul Bova), solita ingenuità di Lorenzo (Ricky Memphis) e solite bellissime protagoniste femminili (Ambra Angiolini, Barbara Bobulova, Anita Caprioli e Luisa Ranieri). Troppo solito? Lo scopriremo molto presto, così come scopriremo se questo seguito sarà stato proprio proprio necessario.
Ecco il trailer:
Un'altro elemento che accomuna questo film all'originale è la colonna sonora, firmata da un cantautore italiano importante. Se per Immaturi, Alex Britti aveva scritto il brano omonimo, dal trailer scopriamo che sarà Daniele Silvestri a prestare la sua canzone Il viaggio (pochi grammi di coraggio) (ma guarda un po'!) al sequel. Il pezzo è inserito nel repack dell'ultimo album di Silvestri, S.C.O.T.C.H. Ultra resistant edition, e ve lo facciamo ascoltare.

D9P

Coldplay a Torino, su TicketOne è tutto esaurito in 15 minuti

Ore 09.15: vado in Posta a ricaricare la mia Postepay.
Ore 09.45: mi collego a TicketOne e mi massaggio le dita, dovrò essere veloce. Il 24 maggio 2012 i Coldplay si esibiranno allo Stadio olimpico di Torino, e considerando che li adoro, che abito vicino Torino e che il giorno dopo è il mio compleanno, non posso proprio perdermeli.
Ore 09.59: uoooohh!!
Ore 10.00: TicketOne mi dà già la schermata "Spiacenti, lo shop al momento non è disponibile. Tra 30 secondi riprenderà a funzionare." Ok, prevedibile, ci sarà mezza Italia (e non solo, magari) a dare l'assalto al sito.
Ore 10.03: riesco ad accedere alla pagina dei biglietti. I prezzi combaciano con quelli che avevamo riportato. Provo a selezionare due posti in tribuna ovest, Metti nel carrello. "Spiacenti, lo shop al momento...".




Ore 10.05: ancora niente. Argh.
Ore 10.07: torno sulla pagina dei biglietti e vedo che il Prato Gold non è più disponibile. Quadratino rosso sangue. Butta male.
Ore 10.09: Tribune est e ovest: "Attenzione: non è stato possibile procedere con l’acquisto. Per l'evento prescelto non ci sono biglietti disponibili. Si prega, ove possibile, di scegliere un'altra categoria di prezzo o di selezionare un altro evento." Dannazione.
Ore 10.12: tentativi falliti anche per la Curva nord. Inizio a disperare.
Ore 10.15: tutto esaurito. Tutto rosso, tutto non disponibile. Dispero appieno.




In giro corre voce che TicketOne metterà a disposizione altri biglietti per le prevendite, naturalmente a intervalli imprevedibili. C'è già chi rivende i biglietti appena acquistati a prezzi maggiorati.
Non mi arrendo: avrò quei biglietti (ma non dai bagarini)!


Lor

lunedì 12 dicembre 2011

Il primo trailer di Men in Black III

Dal fumetto The Men in Black di Lowell Cunningham, pubblicato da due case editrici poi acquisite dalla Marvel Comics, è nata la famosa saga cinematografica Men in Black che ora si appresta a tornare sul grande schermo con il terzo episodio. A 15 anni dal primo film e a 10 dal secondo, Men in Black III sarà ancora diretto da Barry Sonnenfeld e vedrà nuovamente protagonisti l'inossidabile Will Smith e il venerando Tommy Lee Jones, una cui versione giovanile sarà interpretata da Josh Brolin. 


Della trama si sa ancora poco, ma pare che sarà centrata su un espediente narrativo decisamente nuovo nel mondo dei film e telefilm americani: il viaggio nel tempo. Evviva. L'orrendo mostro Yaz (Jemaine Clement) tornerà indietro nel 1969 per tentare di uccidere l'agente K (Jones/Brolin), e starà all'agente J (Smith) ostacolare il malvagio piano. Nel cast figurano anche Alec Baldwin, Emma Thompson e Gemma Arterton; lo sceneggiatore principale, Etan Cohen (da non confondere con Ethan Coen dei fratelli Coen), è già stato autore delle trame di Idiocracy (2006) e Tropic Thunder (2008), e ha scritto diversi episodi di Beavis and Butthead e American Dad. Ecco il primo trailer in italiano divulgato su internet:


Men in Black III è stato annunciato nel 2009 e le sue riprese sono iniziate nel novembre 2010; il suo arrivo nelle sale è previsto per il 25 maggio 2012, naturalmente anche in versione 3D.

Lor

Vasi a confronto: Campovolo 2.0 3D di Ligabue

Rispolveriamo dopo un solo esperimento (cinematografico) Vasi a confronto, l’incontro di posizioni diverse riguardo a un certo argomento. Stavolta è il turno del film Campovolo 2.0 3D di Ligabue.

Campovolo 2.0 3D è fin dai primi minuti il film del rimpianto per tutti i fans di Ligabue che hanno mancato l’evento del 16 luglio 2011. I primi 7 minuti e 57 sono da guardare senza occhialini e mostrano l’arrivo e le impressioni dei fans, fedeli a tal punto da stare giorni e giorni davanti all’ingresso e dormire nelle serpentine tra le transenne. Un’anteprima emozionante, da pelle d’oca, che carica di aspettative chi guarda, fremente in attesa della prima pennata di chitarra elettrica. Buio in sala, il film inizia seriamente, da capo, con i suoi bei titoli di testa e la voce di Luciano Ligabue ad accogliere gli spettatori. La pellicola non è la trasposizione fedele del concerto perché solo 16 canzoni su 32 vengono “suonate” al cinema, quanto basta per portare a Campovolo chi non c’è stato. Tra una manciata di brani e l’altra, numerosi inframmezzi spezzano il concerto e danno dinamismo al film: si va dalla storia del Liga alla preparazione dell’evento da parte dell’agente Claudio Maioli, dal ritratto degli amici di una vita alla registrazione in studio dell’inedito Ora e allora. Contenuti speciali che arricchiscono l’esperienza di chi ama sinceramente il rocker di Correggio.
Non posso certo negare che il passaggio alla noia fosse dietro l’angolo perché l’esperienza di un concerto non può essere rivissuta in nessun modo se non sul posto e sul momento. Proprio per evitare ciò, ho scelto il miglior multisala della mia città, sperando in un impianto tecnico di livello, che però è stato deludente: il volume basso non ha permesso al pubblico in sala di immergersi completamente nel film e di lasciarsi andare, cantando a squarciagola i successi di Ligabue. Un limite non da poco per un progetto del genere, un limite che rovina decisamente l’esperienza. Non mi immergo poi nel discorso del 3D che, nonostante sia stato ben curato e non fastidioso in questo film, reputo inutile e superfluo quasi sempre al cinema, perché non aggiunge altro che un’altissima definizione e troppi euro in più sul biglietto.
Campovolo 2.0 3D è dunque un film che, nonostante il medium popolare, non è rivolto a tutti, ma vuole essere una festa, una celebrazione di tanti anni di carriera, nonchè un regalo ai fans, quelli veri, spesso ossessionati, sempre bramosi di novità da parte del loro cantante preferito. Sicuramente non era un progetto necessario, ma vogliamo parlare allora di tutti i best of e i cd live di qualsiasi cantante? Il triplo disco di Campovolo 2.011 era necessario? La versione acustica di Arrivederci, mostro! lo era? Il cd live Sette notti in Arena? I greatest hits Primo e Secondo tempo? Il tutto nel giro di quattro anni. Ѐ un anno che auspico una pausa mediatica per Ligabue che continua invece a sfornare iniziative, concerti e dischi; le vendite danno però ragione alla Warner Music e alle sue scelte. 
Benvenuti nella musica commerciale. Che male c’è?
D9P

16 luglio 2011. Luciano Ligabue vuole festeggiare i suoi vent’anni di carriera. E lo fa in grande, con un mega-concerto al Campovolo, aeroporto di Reggio Emilia. Risultato: più di 100˙000 fans accorrono da tutta Italia. E fin qui nessun problema.
07 dicembre 2011. Il concerto di
Campovolo diventa un film, anzi, per esser precisi, un documentario musicale. Che lo si definisca in un modo piuttosto che in un altro il risultato non cambia: Ligabue degenera, ed esagera.
Premettiamo che a me Ligabue non sta antipatico: lo canticchio sotto la doccia, lo ascolto nell’mp3 e quando posso, vado ai suoi concerti. Ecco, perché la parola chiave è proprio "concerto": è così necessario proporre al pubblico un concerto sul grande schermo? Evidentemente per Ligabue sì, perché se ad un concerto ci vanno esclusivamente i fans, al cinema, e per di più multisala, ci va il grande pubblico. E non un pubblico di cinefili, ma un pubblico che, magari non sapendo in che altro modo trascorrere una serata, e che mai andrebbe ad un concerto di Ligabue, si reca in un multisala, senza neanche sapere ciò che la programmazione propone, "ma tanto con tutte quelle sale lì, qualcosa da vedere figurati se non lo troviamo".
E il tutto non poteva che essere corredato dall’ormai imperante 3D, ma almeno in questo, Ligabue non pecca d’incoerenza: la buffonata viene portata fino in fondo.
Il documentario (chiamatelo come volete) si apre con una serie di mini-interviste ad alcuni fans recatisi al
Campovolo, le cui massime potrebbero essere inserite nei Baci Perugina, dato l’alto tasso di buonismo e di luoghi comuni. Si alternano poi momenti del concerto vero e proprio, a piccoli frammenti di dietro le quinte e di riprese effettuate a Correggio, paese natale dell’artista, in cui sono presenti i tre inseparabili amici di tutta la vita. Presentati in maniera del tutto normale, non sono belli, parlano in dialetto emiliano e uno di loro è talmente attaccato alla propria terra da fare il contadino. Innanzitutto, a me, della vita privata di Ligabue frega proprio poco, se non nulla. Quando poi questa vita privata è presentata in tal maniera, cioè come se il successo (e i soldi) non avessero cambiato per nulla le abitudini di un artista, allora questo siparietto mi irrita (siparietto di semplicità presentato durante un film-concerto autocelebrativo e in 3D).
Al di là di tutto ciò, non ha davvero senso presentare un concerto al cinema. Io stessa avrei voluto magari canticchiare le canzoni, o alzarmi dalla poltrona per ballare sulla canzoni che ho tanto ascoltato. Ma questo, al cinema, ovviamente non è possibile.
Caro Liga, da tua fan, ti chiedo per la prossima volta, di essere meno megalomane. Sei un’icona musicale popolare, e non un mito del cinema classico.
Erin

Sigarette a colazione #2 - Nonamour


Sveglia verde. Il cielo fuori è grigio e le due cose fanno a botte; giusto un po': giusto il rumore per svegliarmi. Intontito e leggermente scosso dalla rissa – ancora sul letto – mi accendo una sigaretta per fare il punto della situazione. Qualcuno dice che la sveglia non è fatta per mettersi a discettare con se stessi e fare improbabili riassunti d'una vita. La sveglia è fatta, forse, per fare e basta: svegliarsi e porre la Creazione sopra ogni cosa: resuscitare il poiein; poetare col caso.
Quindi questa mia questua di punti fermi ai demoni della sveglia mi sembra immediatamente fuori luogo. E sta finendo la sigaretta mentre sento i muscoli in tensione, pronti a darsi da fare per assumere una posizione eretta in breve tempo e dare forma all'oggi. Devo, però, ancora una volta fermarmi. C'è qualcosa in quest'aria, qualcosa di azzurrognolo che non è solo fumo; c'è un'assenza persistente, una permanente mancanza che aleggia in mezzo alle cose, poggiandovi sopra – a tratti – il suo volatile peso. È quel brivido di noia che percorre tutte le lunghezze d'onda, capace d'insinuarsi pure dentro gli dei. Accendo un'altra sigaretta, perché vedo la questione farsi più fitta di quesiti. E dunque, di preciso, cos'è? Che cos'è questo trascolorare d'ogni diletto in tonalità blande e smorte? Perché il sole del sorriso non ha un trono sulle labbra mie, ma piuttosto una seggiola traballante? Mi devo irare alla maniera dei classici, per ottenere risposta da me stesso?
Devo oltremodo scomporre le mie meningi, forzandole alla rottura del vello d'oro e di pigrizia che le regge? È inaudito. Dico, e so che c'è chi mi darà ragione, che è inaudito per un essere umano svegliarsi farcito di tali e tante cure.
Spengo la sigaretta – evidentemente ad alto contenuto classicheggiante – e mi poggio le mani sulla testa sprofondata nel cuscino. Tendo le braccia verso l'alto e guardo la finestra, col suo spacco triste da donna infranta e le persiane giunte come in mesta preghiera.
C'è un alone di sottrazione. È mancanza... d'amore.
Diciamolo, direbbe qualcuno, c'è poco amore che circola libero. Manca un collettore d'amore in giro per il mondo, quel qualcosa che raccolga le energie positive e le convogli con potenza attraverso l'etere che è in ogni cosa. Mi stupisco per la vaghezza del concetto che mi sono appena espresso; per gioco di parole penso al caffé e – di riflesso – m'accendo un'altra sigaretta. Tanto che fretta c'è? Che fretta ha uno d'alzarsi, senza amore dentro, intorno a se. Manca il carburante, ciò "che move il cielo e tutte l'altre stelle". Ma sono qui a dire banalità, dice l'uomo della strada; quello che passa sotto la mia finestra e mi sente sragionare a casaccio. La cosa più immorale della situazione è che l'amore è diventato banale; l'hanno trasformato in un dare-ricevere ai limiti dell'utilitarismo: l'amor convenzionale del nuovo millennio odora di stantìo e di clausule contrattuali ottocentesche. Non viaggia, questo nostro amore, forse terrorizzato dalla diffidenza; azzoppato dall'indolenza delle metropoli, reso gelido dalla virtualità: dimenticato dalla rapidità di tempi contratti, dilaniato dal multitasking imperante e dalle carriere. L'amore non è più bello, non più litigarello. Se ne sta lì coi vestiti stropicciati che sembra quasi un'amicizia. La comprensione, sua sorella, s'è persa per strada. Ma perché poi, dico io, starsene quà sul letto a pontificare su questioni eterne, perchè questa vena moralizzante dentro questa sveglia verde come liquido acido e urticante?
Sarebbe più facile alzarsi senza amore, e senza amore farsi un caffè o trangugiare senza passione zuccheri in ordine sparso. Alzarsi giusto perché si deve, con quella fede cieca in ciò che si fa – qualsiasi cosa si faccia – perchè si deve fare. Bisognerebbe alzarsi e lasciare la finestra chiusa nella sua preghiera triste, rimboccarsi le maniche nonostante fuori faccia freddo, e uscire a combattere in qualche crociata, armati di pale e picconi, di lame di fortuna pronte a fendere eserciti di nemici invisibili. Spengo un'altra pretenziosa sigaretta.
E penso che non posso, non riesco ancora a tirarmi su. Non sento quella nota, quel breve vibrare che cerco, che tutti (o quasi) cercano di sentire; persino a loro insaputa.
Sconfitto, mi accendo l'ennesima bionda. L'accendo e la guardo bruciare, osservando le travi del tetto a far da contrasto alle fumate bianche. Ci sono sbuffi a forma di nota, e penso che vorrei saper cantare e suonare e scrivere una canzone d'amore.
E ancora non riesco ad alzarmi, e forse sto sognando: sprofondato in un sonno repentino, col mozzicone ancora acceso in mano. Sogno di scrivere e suonare e cantare una canzone.
Il ritornello dice sempre: "Non-amour".
Nino

domenica 11 dicembre 2011

Imaginaerum: l’immaginifica visione musicale dei Nightwish


Tra le svariate centinaia di nuove uscite musicali, che ogni mese rinnovano gli ormai tristemente trascurati scaffali dei negozi di dischi, ce ne sono alcune che proprio non possono passare inosservate. Ci sono band che, praticamente, non deludono mai. Il ritorno sulle scene di cui andiamo a parlare è di quelli col botto. Il 30 novembre 2011, i Nightwish tornano a farsi sentire, e non hanno intenzione di farlo battendo gentilmente sulla spalla del mondo della musica. In Finlandia sono considerati delle vere rockstar: la loro etichetta (il colosso del mercato musicale metal Nuclear Blast) li tiene su un altissimo piedistallo e i nostri, sempre più consapevoli del loro talento, faticano a non esternare il grande orgoglio che gonfia loro il petto. Per quelli che non li conoscono, i Nightwish nascono come band metal nel 1996 da un’idea del virtuoso tastierista Tuomas Holopainen, unico autore di tutti i brani (testi inclusi) e della visione generale della band. A focalizzare l’attenzione del pubblico metal (manco a dirlo, per lo più maschile), ben più del lungo crinito tastierista, è la bella cantante Tarja Turunen. I Nightwish non sono i primi a inserire una voce femminile su partiture metal, ma sono senz’altro tra i primi a sfruttarne il canto classico. Tarja è infatti un superbo soprano. Gli anni ’90 sono la culla di un certo metal veloce e melodico che serra l’Europa a tenaglia dalla Germania e dalla Scandinavia: i Nightwish, con la loro unicità, riescono presto a ritagliarsi un posto sempre più rilevante nel cuore del pubblico, principalmente grazie alle ispiratissime composizioni di Holopainen e alla magica interpretazione di Tarja (sempre più il simbolo della band). Album come Oceanborn e Wishmaster fanno ormai parte della storia della musica metal. Nel 2005, la rottura. All’indomani della pubblicazione del meraviglioso Once, vero spartiacque della carriera del gruppo, Tarja, accusata di aver perso il contatto col resto della band e di essersi “montata troppo la testa”, viene gentilmente allontanata. Dopo una sorta di telenovela mediatica, volenterosamente sponsorizzata dalla Nuclear Blast, la svedese Anette Olzon ne prende il posto al microfono. Anette è una singer di stampo decisamente più moderno ed è molto differente da Tarja. Di fatto, i Nightwish hanno deciso di evitare qualunque paragone col passato. Tuomas si riprende il ruolo di protagonista dando inizio alla seconda era del gruppo. A chi serve Tarja Turunen quando il tuo sound è ormai caratterizzante? Se inizialmente, era la voce di Tarja a rendere riconoscibili i Nightwish, a partire da Once i tempi rallentano, il riffing si appesantisce, la grandiosa voce del bassista Marko Hietala gioca sempre più da titolare e i brani si trasformano in vere e proprie colonne sonore in miniatura. La band trova nuova coesione e nuova compattezza e smette, di fatto, di essere definibile come “la band di Tarja Turunen”. Dark passion play, datato 2007, è la naturale prosecuzione del discorso intrapreso con Once. Potente, abbastanza articolato, vario e, tuttavia, easy-listening. Un nuovo capolavoro, nonostante Anette sembri, talvolta, trattenersi un po’. Nel 2011, l’attesa per il nuovo album, s’è fatta spasmodica. A questo punto sarebbe facile per loro svolgere il compitino e portare a casa i guadagni. Comunque, Imaginaerum alla fine è arrivato e, in patria, è già campione d’incassi. Ma sarà all’altezza degli illustri predecessori?
Devo ammetterlo: per un attimo ho avuto paura. Da diverso tempo ormai in rete circolano news sull’album in esame. La più recente riguardava l’uscita del videoclip del singolo apripista di Imaginaerum, Storytime. Tale videoclip desiderava probabilmente risultare “terrificante”, con atmosfere burtoniane da fiaba oscura. E terrificante in effetti è, ma non nel senso buono del termine. La canzone ha comunque alcuni buoni spunti, ma suona troppo simile ad altri brani del quintetto finlandese. Per un attimo ho temuto il peggio. E invece no. Imaginaerum, per quanto mi riguarda, è tra i migliori album della band. Andiamo con ordine.
Imaginaerum è un concept e dovrebbe essere, in parte, anche colonna sonora dell’omonimo film canadese del regista Stobi Harju, in uscita il prossimo anno. Interessante il soggetto del concept, reperibile in rete. Un vecchio compositore, ormai sul letto di morte e affetto da demenza, non riesce a ricordare nulla se non la sua giovinezza, che rivive attraverso i sogni. Nel corso degli stessi tenterà di ritrovare quei ricordi che per lui sono stati più importanti. Nel frattempo, sua figlia tenta di intrecciare nuovamente un rapporto con il padre, prima che sia troppo tardi. Veniamo alla musica. I Nightwish sono una delle band che possono vantare il maggior numero di tentativi di imitazione. Tuttavia, la classe non è acqua. La classe è talento, gusto, varietà e innovazione. I nostri lo hanno dimostrato fin dall’inizio, quando suonavano metal più veloce e anche ora che si sono evoluti. Quello che i Nightwish hanno raggiunto con Imaginaerum è ciò cui ogni band dovrebbe ambire: rinnovarsi senza snaturarsi. Tutti i brani gridano con forza la propria appartenenza al repertorio dei finlandesi, pur con la loro diversità. Anette, stavolta da subito coinvolta nel songwriting, ha finalmente messo in mostra la potenza e l’espressività che molti di noi intuivano nascondesse nell’armadio, sfoderando una prestazione davvero ottima sotto tutti i punti di vista e interpretando nei modi più disparati delle linee vocali pressoché sempre convincenti (che vi piaccia o meno, nel 90% dei casi il successo di un brano si deve alle linee vocali). Il disco è composto, suonato e prodotto alla grande… oltre ad essere molto vario. Dopo l’iniziale Taikatalvi (cantata in finlandese) e la già citata Storytime (forse il brano più debole dell’album), il gruppo si sbizzarrisce tirando fuori una gemma dietro l’altra. Ghost river, con la sua intro solenne e “metallica”, I want my tears back, la bella e cupamente circense Scaretale, Last ride of the day, che nel refrain ricorda qualcosa dei grandiosi Sonata Arctica, o la lunga e conclusiva Song of myself. Tra i brani più interessanti sicuramente i “lenti” che riescono nel non facile compito di non risultare mai stucchevoli. Una menzione speciale per quella che ritengo la carta vincente del platter. Sto parlando di Slow, love, slow, un brano dal retrogusto che tradisce l’identità dei compositori ma che mi ricorda a tratti le (alquanto inedite per la band) atmosfere di un fumoso club notturno che pare uscito da una Los Angeles hard boiled. Fa capolino persino la tromba. E se ritenete impossibile che questo brano possa convivere con atmosfere folk alla maniera dell’indimenticata The Islander, con passaggi degni di uno spaghetti-western (!) e con sonorità da circo degli orrori reminiscenti dei Mechanical Poet dei primi magnifici lavori, avrete di che ricredervi. Dopotutto, i più attenti avranno forse notato che, finora, ho citato praticamente l’intera tracklist. Forse mi sentirei di affermare che l’uso delle voci bianche non è dei migliori. Altri progetti musicali, come ad esempio la prog-metal opera Aina (che vi consiglio caldamente di ascoltare), hanno fatto davvero molto meglio con il loro coro di bambini.  Questo Imaginaerum è comunque un lavoro di caratura elevatissima. Se siete fan della band è assolutamente da fare vostro. Se siete ancora orfani di Tarja Turunen, e vorreste riavere i Nightwish di Wishmaster, potreste tranquillamente “bypassare” questo lavoro dal momento che i cinque paiono tutt’altro che intenzionati a tornare sui loro passi. Ma non ascoltare Imaginaerum sarebbe un vero peccato. Per tutti gli altri, l’ascolto è caldamente raccomandato. Nella speranza che continuino così, i Nightwish possono tornare al banco e guardare dall’alto in basso i compagni di classe ancora per un po’: promossi a pieni voti. Valeva la pena aspettare quattro anni.


Spectraeon_86