venerdì 14 gennaio 2011

Sombre Detune

L’uomo stava camminando sul marciapiede, osservando le macchine di passaggio senza particolare attenzione. La calda serata estiva che stava pigramente giungendo al termine gli aveva riservato la sorpresa di un venticello tiepido, fresco a tratti, che tuttavia lo stava mettendo a disagio. La brezza straniera gli portava alle narici odori particolari, strani aromi, fetori di strada, profumi dolciastri; il sudore che gli alluvionava la schiena non sembrava interessato ad andarsene così facilmente.
   Mentre tornava verso casa, per qualche secondo l’uomo si accorse di non ricordare cosa aveva fatto in quelle ore serali. Poi la memoria affiorò nuovamente, ma l’espressione del viso non cambiò. Aveva incontrato persone a lui vicine, presunti amici, conoscenti con cui abitualmente scambiava quattro chiacchiere, rimanendo sempre sul vago, sull’ovvio. Ore sprecate, pensò. Come gran parte della sua vita.
   La sua vita, già. O forse la sua non-vita. Metà uomo e metà zombie, assisteva inerme alla fuga del tempo, alla resa delle ambizioni di fronte ad una realtà che lo aveva paralizzato, inebetito, parcheggiato in panchina in attesa di una rivalsa che non sarebbe mai giunta. Ad ogni metro di strada che percorreva, la memoria infingarda gli riproponeva vecchi fallimenti, antiche delusioni. Una moglie che non lo amava più da almeno vent’anni, un figlio che viveva lontano e che non gli voleva bene, un mestiere ripetitivo e poco rispettato. Si chiese, con tristezza, perchè continuasse a…
 "Salve, professore."
   Fu come risalire da un’apnea in profondita. I suoi fantasmi si dileguarono, grazie alla voce sconosciuta che lo aveva scosso. Qualcuno lo aveva salutato, realizzò con calma. Si voltò a guardare chi fosse questa persona, ma non vide nessuno sul marciapiede sporco che stava percorrendo. Trascorse alcuni istanti nel più completo stupore. Poi la voce si manifestò di nuovo, più forte e vibrante.
 "Sono qui."
   Nell’esatto istante in cui l’uomo si girò verso il buio vicolo che si apriva alla sua destra, un rumore ovattato riempì l’aria, e un dolore lancinante gli esplose nella gamba.
   L’uomo non gridò. Non poteva. La vista del sangue che gli zampillava dalla gamba destra, della sua vita che fluiva via in un tripudio di rosso scuro, lo aveva terrorizzato. Fece per muovere la gamba, e altro dolore gli invase la mente, altra sofferenza travolse la sua razionalità. Urlò, e scattò in avanti. Tentava di scappare dal sangue, dalla misteriosa presenza nel vicolo, dalla paura che provava. Non aveva mai avvertito una sensazione simile.
   Il sudore che gli aveva inzuppato i vestiti sembrava divenuto azoto liquido. Iniziava a sentire freddo. Cercò di correre, di cercare aiuto, ma gli spazi intorno a lui apparivano dilatati senza fine. Poi, udì i ritmici passi dello sconosciuto raggiungerlo in pochi secondi.
   Un altro sparo, un altro foro, altro sangue che inondava l’asfalto.
   Senza più il sostegno della gamba sinistra, l’uomo si accasciò a terra. Boccheggiò alcuni istanti, nella morsa del terrore, poi trovò la forza di voltarsi sulla schiena. Nel bianco cono di luce proiettato da un lampione, l’assassino si ergeva in tutta la sua superiorità. L’uomo lo fissò, disperato. Le sue mani annaspavano nella pozza di sangue, come a volerlo risucchiare dentro, invano. Il suo corpo si faceva sempre più pallido e rigido. Lo sconosciuto parlò.
 "Avevo giurato che mi sarei vendicato di lei."
   L’uomo non capiva, non poteva capire più nulla. L’emorragia e l’orrore lo avevano reso inerme, lo avevano annichilito. Sentiva il gelo penetrare in ogni parte del suo corpo. La vista veniva meno, lo sconosciuto diventava sfocato, spariva… Si sentì gettato in un mare di ghiaccio.
 "Ora sa come ci si sente ad essere bocciati ai suoi assurdi esami di Informatica, vecchio bastardo."
   Il professor L.C. agonizzò per lunghi minuti.
     Poi morì.
Lor

1 commento:

Mywo ha detto...

Grande Lor!
Oltre al fatto che questa è una storia che farà sorridere tutti noi ho apprezzato molto il tuo modo di scrivere, è avvolgente! ;)

Posta un commento