martedì 5 aprile 2011

De Gregori: 60 anni tra un manifesto e lo specchio

Un omaggio ad un uomo che di omaggi non ne vuole.
Oggi, 4 aprile 2011, Francesco De Gregori ha spento 60 candeline sulla torta. Chissà come avrà festeggiato, cosa avrà pensato, con chi? In quanti lo avranno cercato per strappare dalla sua bocca qualche parola … nulla. Lui non si è fatto vedere, si sarà voluto godere questo momento nella tranquillità più totale, tra un concerto e l’altro del suo lunghissimo tour insieme al suo inseparabile amico Dalla.
Come posso fare gli auguri ad uno dei cantautori più importanti della musica italiana?
Come posso omaggiare una persona stupenda, per me importantissima, che ho avuto anche il piacere di conoscere?
E’ stato raccontato di tutto su di lui, la sua vita e le sue opere sono conosciute in tutt’Italia, io, nel mio piccolo, non posso fare altro che ricordarlo nella sua semplicità, dagli inizi alla consacrazione, con una canzone per album.
Il Principe, il soprannome più utilizzato (e azzeccato, direi) da critica e pubblico, ha iniziato giovanissimo a suonare, nei Folkstudios, insieme ad altri ragazzini che in poco tempo sarebbero diventati  grandi nomi del panorama musicale italiano (Venditti su tutti). Francesco ancora non sapeva del peso che avrebbero dato le sue canzoni in futuro ad un’Italia in pieno fermento, mentre ascoltava Simon&Garfunkel ,o Dylan.


Dopo l’album Theorius campus, dove cantava assieme a Venditti, nel 1973 debuttò come solista con la famosissima Alice. Potrei perdermi per ore a cercare gli innumerevoli significati di questa canzone ma preferisco ascoltarla così com’è, e, senza troppe domande, farmi cullare dalla sua melodia.

“E lui è solo un disertore, lui è solo un fuggitivo, il suo corpo è una bandiera, il suo corpo è una canzone.” – Le Strade di lei



Cercando un altro Egitto è l’emblema del suo secondo album, un De Gregori giovane, mosso dai sentimenti e dalla politica, che studia le parole da utilizzare nelle sue “poesie” (mi raccomando, non chiamate mai così le sue canzoni, potrebbe infuriarsi!) per formare esseri dal significato (quasi introvabile) conosciuto a lui soltanto. Semina indizi poi divaga, è compito dell’ascoltatore rimettere insieme i pezzi e darne un significato intimo e personale. Niente da capire è la parte più romantica del giovane, che per un secondo smette di dedicarsi alla lotta sociale e ricorda con malinconia i suoi amori.

"Non c'è nessun motivo di essere nervosi" ti dicono agitando i loro sfollagente, 

e io dico "Non può essere vero" e loro dicono "Non è più vero niente".” – Cercando un altro Egitto



Qui rischiamo di cadere nel banale, stiamo parlando di Rimmel, il suo album più conosciuto, il suo primo e, forse, più grande successo. Non solo la titletrack, tutti brani sono pieni di una bellezza dolceamara, i temi spaziano dalla politica all’amore, per una donna, per gli amici, per la famiglia. La gelosia, la timidezza, sentimenti  ricambiati e non, si può trovare di tutto, insieme agli stupendi arrangiamenti, a volte composti da lui, altre da amici (come Dalla in Pablo). Tutte le canzoni sono dei piccoli gioielli, da Le storie di ieri a Buonanotte fiorellino, da Pezzi di vetro a Piano bar, ogni brano una storia differente ma delicatissima.

“Come quando fuori pioveva e tu mi domandavi se per caso avevi ancora quella foto 

in cui tu sorridevi e non guardavi. Ed il vento passava sul tuo collo di pelliccia e sulla tua persona e quando io, senza capire, ho detto sì, hi detto "E' tutto quel che hai di me". È tutto quel che ho di te.” - Rimmel



Ecco il suo lavoro preferito, Bufalo Bill. Anche qui i temi sono vastissimi, vicende che coinvolgono lo stesso ascoltatore, ponendolo in prima fila davanti allo show di sentimenti che il Principe fa fuoriuscire dai suoi testi e dalle sue melodie, più crude ma allo stesso tempo più efficaci di Rimmel. Bufalo Bill canzone ed il sogno americano infranto, Santa Lucia e la preghiera laica per poter continuare a vivere e non semplicemente sopravvivere, Festival e la dedica all’amico Tenco da poco scomparso.

"Rubatele pure i soldi, rubatele anche i ricordi, ma lasciatele per sempre la sua dolce curiosità. Ditele che l'ho perduta quando l'ho capita, ditele che la perdono per averla tradita." - Atlantide


Poi, il fattaccio: durante il tour del 76 subì un processo politico da parte di un drappello di spettatori appartenenti a un gruppo extraparlamentare di sinistra. Scioccato, decise di non tornare più a cantare.
Anni dopo, con nuova forza, torna sul palco con l’album De Gregori. Uno dei miei preferiti, se posso aggiungere. La fine dell’incubo, il ritorno sulla scena musicale italiana, musiche malinconicamente “de gregoriane” ma che sanno donare sorrisi oltre che lacrime. Raggio di sole ne è l’emblema. Potevo benissimo inserire Generale, ma sarei risultato banale. Raggio di sole rappresenta un nuovo inizio: un figlio o anche un nuovo amore, una nuova amicizia. L’ascoltatore ha piena libertà di scelta. Da ascoltare Due zingari ed il loro amore giovanile, Generale, ma soprattutto le due versioni di Renoir, capaci di donare emozioni contrastanti ad ogni ascolto.

“Benvenuto raggio di sole, a questa terra di terra e sassi 

a questi laghi bianchi come la neve, sotto i tuoi passi stanchi 
a questo amore a questa distrazione, a questo carnevale 
dove nessuno ti vuole bene, dove nessuno ti vuole male.” – Raggio di sole



Un periodo d’oro per il Principe, collaborò con Lucio Dalla nell’album Banana Republic (famosissima la traccia Ma come fanno i marinai), poi fece pubblicare un nuovo album, Viva l’Italia: meno sentimenti ma più attualità e ricerca dei chiaroscuri presenti nel mondo. Come non parlare della titletrack, una ballata dolce che rispecchia le qualità e i difetti di una nazione piena di vicissitudini ma impossibile da non amare, la nostra Italia. Un vero inno.

“L'Italia con gli occhi aperti nella notte triste, 

viva l'Italia, l'Italia che resiste.” – Viva l’Italia


Uno dei più bei concept album esistenti, Titanic. Un de Gregori che narra le vicende della famosissima nave da più punti di vista, il povero fuochista, la figlia di una ricca famiglia, il capitano e così via, ma che può permettersi digressioni verso nuovi argomenti come il dolce Ninetto o la terribile guerra. Uomo contro natura, uomo contro uomo, il mondo che va avanti comunque. Un must have.

“Oggi pietà l'è morta, ma un bel giorno rinascerà…” – San Lorenzo

Il percorso musicale del Principe prosegue, compone la sua ballata più famosa, La donna cannone, e un nuovo album, Scacchi e tarocchi, disco essenziale e minimalista ma che non perde le belle canzoni, La storia, A Pà sono perle prelibate di un album/svolta.

“E senza fame e senza sete 

e senza aria e senza rete voleremo via.” – La donna cannone


La mia preferita del disco Terra di nessuno. Quello che mi piace di meno. Probabilmente è il meno capito, o riuscito di Francesco. Un album cupo, scuro, senza amore o autobiografia ma cruda realtà e fredde metriche.


“Mio padre era un marinaio, conosceva le città, partito il mese di febbraio di mille anni fa, mio figlio non lo ricorda, ma lo ricorderà, mio padre era un marinaio, mio figlio lo sarà.”  – Il canto delle sirene


Nuovo album (Miramare 19.4.89), nuovi arrangiamenti. Questa volta si va ben oltre, troppi lavori complessi che rischiano di stufare, ma pur sempre grandi canzoni, varie e mai copie di un passato che lo vedono non più giovane come un tempo. Ne alti ne bassi, ma tanta carne sul fuoco.

“Il nodo della questione lo sai qual'è? 

Non cerchiamone una ragione, una ragione non c'è.“ - Pentathlon


Canzoni d’amore e si ritorna a parlare di amore. Tutti i tipi di amore: per una donna, un amico, una terra, un’idea. L’Italia è al centro del discorso con più canzoni a lei dedicate: torna, quindi, anche la politica (con Craxi come uomo-simbolo). Io non posso fare altro che citare Tutto più chiaro che qui, la ballata dolce, rabbiosa, malinconica e allegra allo stesso tempo per il padre di Francesco e che io ogni giorno dedico al mio, mancato da poco. Non dimenticate Viaggi e miraggi, una colonna sonora perfetta per qualsiasi viaggio. Un eccellente album, che dimostra una capacità di De Gregori unica nel saper variare il suo stile ed i suoi testi nonostante passino decenni dal suo inizio come cantante.


“Ma tu, dimmi che cosa vedi adesso tu? Che adesso quasi non ci vedi più. 

Dimmi che cosa vedi tu da lì. Dimmi che è tutto più chiaro che qui, 
E dimmi che potrò capire, e dimmi che potrò sapere, e dimmi che potrò vedere, 
un giorno anch'io così, tutto più chiaro che qui.” – Tutto più chiaro che qui



Nuove sonorità con Prendere e lasciare, schitarrate rock, un pizzico di rap, ballate dylaniane, canzoni popolari. L’album è un enorme miscuglio di generi musicali. Compagni di viaggio è un meraviglioso intrigo tra sogno e realtà con un finale agrodolce, Baci da Pompei immortala due amanti qualche secondo prima della famosa eruzione, fantasia e poesia uniti in canzoni irripetibili.

“Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai. 

Potranno scegliere imbarchi diversi, saranno sempre due marinai.” – Compagni di viaggio


Di pari passo alla produzione Degregoriana proseguono innumerevoli tour che immortalano il Principe grazie alla sua abilità live. Non mancano gemme rare come Il bandito ed il campione, La valigia dell’attore o Ti leggo nel pensiero, brani presenti nei vari bootleg dal vivo usciti in anni di concerti. Poi arriva il nuovo millennio, e De Gregori dimostra di non essere scomparso dalla scena musicale con l’album Amore nel pomeriggio, dove riprende i suoi temi più cari, politici e sentimentali,  in salsa dylaniana. Ascolti consigliati: Condannato a morte e Caldo e scuro.


“E il vero amore può nascondersi, confondersi ma non può perdersi mai.

Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai.” – Sempre e per sempre


Dal 2005 al 2008 il Principe diventa incredibilmente produttivo con ben 3 album in studio (Pezzi, Calypsos, Per brevità chiamato artista). Cosa possiamo dire, forse l’ultimo è il più scontato e banale anche se contiene ottimi pezzi come L’angelo di Nyon. I primi due, invece, svecchiano De Gregori, permettono di farlo conoscere anche ai più giovani, con brani vivi e attuali e ballate mai antiquate o scontate. Passato remoto ne è l’esempio, la struggente In onda pure mentre Cardiologia, con la quale voglio concludere questo mio viaggio nella vita di De Gregori, è il manifesto dell’amore vero.


“E sono in onda, chiudo gli occhi e ti vedo forte e chiaro.

Il mio nemico è in piedi ed io lo vedo ride fermo sulla sponda.
Ed io lo guardo e gli sorrido mentre la mia nave affonda.” – In onda



“E gli amori ormai passati e ancora vivi nella mente 

Che dell’amore non si butta niente.” - Cardiologia



Auguri Francesco, grazie per tutto quello che hai donato alla musica italiana. Lo so, i complimenti ti danno fastidio ma almeno il giorno del tuo compleanno permettimi di far conoscere la parte più dolce di te, che nella vita quotidiana nascondi come un tesoro sepolto e che fai fuoriuscire con così tanta bellezza attraverso le tue canzoni. Permettimi di dirti quanto tu sia stato e rimani importante per l’Italia, ti auguro infiniti successi e tanta felicità, ma soprattutto, qualche sorriso in più davanti alle telecamere! :)



Lares 

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