martedì 7 giugno 2011

Una notte da leoni 2: il branco è tornato!

Questa scena rappresenta il perfetto riassunto di Una notte da leoni 2 (The Hangover part II): sappiamo dove stanno andando, cosa faranno, in che guai si cacceranno e come ne usciranno, l’abbiamo già visto nel primo geniale film. La trama è simile, gli espedienti che hanno reso unico Una notte da leoni ci sono ma ciò che volevamo vedere ora era esattamente questo. I nostri epici eroi in tutta la loro bellezza (per Bradley Cooper) o simpatia (Zach Galifianakis), rivederli sul grande schermo, magari con una bella canzone pompata nelle casse per esaltare le platee (Stronger di Kanye West, in stile Right round nel finale del primo, molto rimpianta al momento delle fotografie) e un rallentatore per godersi il momento, ricordando la prima inimitabile notte da leoni. Si tratta di quel sorrisino che ti spunta in faccia quando sai cosa sta per succedere, quando il film inizia direttamente dal più bello (dalla resa dei leoni: “abbiamo fatto un casino, un’altra volta”), quando sai che il solito Alan avrà drogato qualcosa per sballare il gruppo e tuffarsi in una nuova avventura.
Il branco (wolfpack in originale) è tornato e non tradisce le aspettative. La critica che si può immediatamente muovere a questa pellicola è di essere uguale identica al suo predecessore. Non posso negarlo, lo schema narrativo è il medesimo. Dopodichè toccava al regista Todd Phillips (Starsky & Hutch, Parto col folle) inserire qualche elemento nuovo per rendere il film diverso nella sua somiglianza. A mio parere l’impresa è sufficientemente riuscita: il solo cambio di location, stavolta a Bangkok, stravolge le cose consegnando nuovi colori e soprattutto nuovi personaggi. La scomparsa di Teddy, futuro cognato di Stu (Ed Helms) è il motore della storia e un intuizione alla Dr. House dello stesso Stu risolverà la faccenda. Tantissimi i riferimenti alla prima notte da leoni, ma non troppi o troppo ingombranti. La presenza del criminale asiatico Chow (Ken Jeong) è accettabile anche se avrei preferito se fosse realmente morto mentre l’assenza di Doug dall’azione è una carenza: mi sarebbe piaciuto vedere Doug (Justin Bartha) inserito nel branco ma probabilmente gli autori hanno voluto tutelare il meccanismo già ben oliato e la figura candida di Doug. Ho notato inoltre che mentre nel primo film la ricerca del futuro sposo passa in secondo piano surclassata dalle mille vicissitudini dei protagonisti, nel numero 2 la ricerca di Teddy è sempre al centro dell’attenzione e gli step per ricostruire la nottata sono molti meno. Permane e, se possibile, aumenta la comicità fisica, esaltata dalle scene di Alan e della scimmia spacciatrice ma soprattutto in quelle di Stu con le sue reazioni isteriche. Epica la scena in cui si scopre che Stu è andato di nuovo con una prostituta, diciamo speciale.
Diciamocelo: queste poche novità non convincono neanche me. Non so spiegarmi bene come questo film non mi abbia stufato e invece mi abbia entusiasmato quasi quanto il primo. La conclusione a cui sono giunto è che la struttura narrativa di questo film è talmente geniale da non esaurirsi in un solo film. Forse neanche in due? Si vocifera già di un altro sequel che chiuderebbe la trilogia, Una notte da leoni 3. Gli sposi però sono finiti. Che possa essere il turno di Alan in un quantomai stravagante matrimonio con annesso addio al celibato?

D9P

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