giovedì 29 settembre 2011

Simona Molinari duetta con Peter Cincotti nel classico In cerca di te

Quanti di voi si ricordano di Simona Molinari e della sua canzone Egocentrica, presentata al Festival di Sanremo del 2009?
Pochi sapranno che la carriera di Simona Molinari è continuata in modo sorprendente, traducendo il musica il suo enorme talento rimasto per ora ingiustamente in secondo piano; dopo il primo disco Egocentrica (che conteneva tra le altre Nell'aria e alcune ottime cover come Life is beautiful e Non è l'amore che va via) e il secondo Croce e delizia che vede un gran duetto con Ornella Vanoni in Amore a prima vista, la cantante aquilana nata a Napoli si appresta a pubblicare il suo terzo album dal titolo Tua e in uscita il 18 ottobre. Il primo singolo è stato Forse, rilasciato a giugno di quest'anno e ora, poco prima della pubblicazione di Tua, siamo pronti ad ascoltare il secondo estratto.
Si tratta di una cover di un enorme successo del 1945, un classico dello swing italiano, reintepretato dalla bravissima (e aggiungerei bellissima) Simona Molinari in collaborazione con il musicista newyorkese Peter Cincotti (quello di Goodbye Philadelphia e Angel town): In cerca di te, conosciuta anche come Solo me ne vò per la città, è stata interpretata da numerosi artisti in passato come Natalino Otto, Don Backy, Gianni Morandi, Johnny Dorelli e la ritroviamo ora in una veste molto moderna che abbina jazz e elettronica. Riguardo a questa collaborazione internazionale la Molinari ha dichiarato: "La versione iniziale di questo brano era ispirata alla versione di Natalino Otto, con l’aggiunta di un po’ di elettronica e di una ritmica decisamente moderna. Poi abbiamo deciso di farla ascoltare a Peter Cincotti, arrivato a Milano per registrare un altro mio brano di prossima uscita. Cincotti l'ha talmente apprezzata che ha deciso di contribuire mettendoci il Piano, suonato come solo lui avrebbe potuto. Non contento ha anche cantato qualche frase, in inglese e poi in italiano. Io credo che il jazz sia proprio questo: la creazione non premeditata e studiata, l'espressione libera di uno stato d'animo in un pomeriggio d'estate, l'incontro di culture e stili diversi, che trovano armonia e si completano a vicenda in un piccolo miracolo chiamato musica".

Vi presentiamo di seguito il video ufficiale, molto semplice ma efficace: Simona Molinari (con il nuovo taglio di capelli che la avvicina molto a Ambra Angiolini) e Peter Cincotti eseguono il brano e la loro presenza scenica riempie l'inquadratura senza bisogno di chissà queli effetti o situazioni.

D9P

mercoledì 28 settembre 2011

Nemesis, l'antieroe definitivo

La coppia Mark Millar-Steve McNiven colpisce ancora, anche in Italia! Ѐ recente la pubblicazione da parte di PaniniComics di Nemesis, graphic novel originale del duo che ha decretato il successo della saga fumettistica Marvel più importante degli ultimi anni, Civil war. Il romanzo, ovviamente, non c’entra nulla con il celebre universo Marvel ma è ambientato nel nostro mondo.
Il racconto comincia prepotentemente (pure troppo) in medias res con un misterioso uomo mascherato, vestito di bianco, che tiene in ostaggio un altro uomo: nel giro di pochissime pagine verrà travolto e spappolato da un treno in corsa. Un inizio importante che racchiude quello che poi sarà il proseguimento della storia, caratterizzata da ultraviolenza (molta più del precedente Kick-ass), crudeltà pura e totalmente gratuita e grandi scene d’azione.
Millar prende forma e contenuto di Batman/Bruce Wayne e li mischia con l’ingiustificata sete omicida di Joker, creando il personaggio di Nemesis: tanto ricco quanto anonimo (pare quasi non avere un’altra identità), Nemesis indossa il costume di Batman, in total white e senza corna, ed è mosso apparentemente da vendetta ma in realtà dalla noia. Non sapremo mai cosa (e chi!!) muove le azioni del protagonista e il finale aprirà a sconvolgenti nuove prospettive (nonché a un sicuro sequel). La somiglianza con il cavaliere oscuro ha fatto storcere più di un naso in casa DC Comics ma pare che nessuno sia intenzionato a perseguire legalmente i due autori.
Nemesis sembra non avere nemesi alla sua altezza: è infatti l’unico uomo mascherato al mondo ed è schierato dalla parte sbagliata, insolita per noi lettori. In realtà il suo obiettivo primario sarà poi colui che si rivelerà l’eroe del romanzo, vale a dire il Commissario Blake Morrow che si troverà di fronte al rischio di perdere la sua famiglia (coinvolta, tra le altre cose, in una tragica storia di incesto) così come il Presidente degli Stati Uniti d’America.
La narrazione prosegue in modo asciutto e rapido (forse troppo), tralasciando numerosi dettagli che non verranno mai svelati. Una graphic novel molto breve: quattro uscite da 23 pagine l’uno (raccolte in un unico volume in Italia) con vignette molto grandi, quasi in 16:9. Questo stile fa immediatamente pensare a una trasposizione cinematografica e l’impressione è supportata dalla notizia che Tony Scott (Top gun, Pelham 123), fratello del celebre Ridley, dirigerà il film su Nemesis e alcune voci danno grandi attori come Johnny Depp e Brad Pitt a impersonare i protagonisti.

A seguire un bel trailer semi-animato che vi farà immergere nell'atmosfera di Nemesis e capire a cosa potreste andare in contro!

D9P

lunedì 26 settembre 2011

L’alba del pianeta delle scimmie

Prodotto dalla Chernin Entertainment e distribuito dalla 20th Century Fox, sceneggiato da Amanda Silver, Rick Jaffa e Jamie Moss sulla base del romanzo Il pianeta delle scimmie di Pierre Boulle e diretto da Rupert Wyatt, L’alba del pianeta delle scimmie è un prequel-reboot del famoso film del 1968 di Franklin J. Schaffner; è arrivato sui grandi schermi americani e asiatici all’inizio dello scorso agosto, in parte d’Europa nel corso del mese e in Italia solo il 23 settembre. La prima parte del film si concentra sugli esperimenti medico-genetici e sulla vita privata del giovane scienziato Will Rodman (James Franco), impegnato a cercare una cura contro l’Alzheimer che affligge suo padre Charles (John Lithgow): il virus artificiale Alz-112 sembra funzionare sulla scimmia cavia n°9, ripristinando le sue cellule cerebrali danneggiate, ma il sostegno degli investitori all’azienda Gen-Sys in cui lavorano Will e il suo avido capo Jacobs (David Oyelowo) viene compromesso da un violento attacco rabbioso di n°9, che viene uccisa da una guardia. L’assistente Franklin (Tyler Labine) scopre che la cavia ha lasciato dietro di sé un neonato, e Will se lo porta a casa per accudirlo temporaneamente. Il piccolo si rivela però molto più intelligente e agile del normale, e i Rodman finiscono per adottarlo: Charles, amante di Shakespeare, lo battezza Caesar (Cesare nella versione italiana). Passano alcuni anni, Will si mette insieme alla veterinaria Caroline (Freida Pinto), Caesar cresce nel corpo e nella mente, al contrario di Charles che invece è sempre meno lucido. In seguito a una zuffa con il vicino di casa Hunsiker, Caesar finisce in uno zoo-prigione gestito dall’indifferente John Landon (Brian Cox) e dal suo crudele figlio Dodge (Tom Felton), ed è qui che Caesar acquista il ruolo di vero protagonista del film: grazie alle sue doti straordinarie, il giovane scimpanzé acquista il rispetto e l’obbedienza delle altre scimmie, fino a condurle in un’evasione per le strade di San Francisco. L’obiettivo del branco è il parco di sequoie di Marine, aldilà del Golden Gate Bridge, in cui ritrovare la libertà, ma naturalmente le autorità umane sono intenzionate a fermarlo con la forza. Nel frattempo, la nuova versione 113 del virus creato da Will si rivela letale per gli umani e terribilmente contagiosa...
E’ evidente a tutti che le parti migliori di questo film sono quelle centrate su Caesar. Lo scimpanzé realizzato con una straordinaria computer grafica e animato da Andy Serkis, famoso attore del motion capture a cui dobbiamo i capolavori di Gollum e King Kong, fa sfoggio di un carisma raro ed efficace: le sue movenze sono aggraziate ma decise, il suo sguardo è penetrante, la sua voce (in Italia doppiata da Pino Insegno) può far emozionare. E’ impossibile non provare empatia per questo eroe basso e peloso e per i suoi svariati compagni che imparano a lottare per la propria libertà, in modo simile nella storia ma opposto nella specie al George Taylor (Charlton Heston) del Planet of the Apes originale; numerosi, tra l’altro, sono i riferimenti e le citazioni a quest’ultimo film e ai suoi vari sequel, tra cui lo stesso nome del condottiero scimmiesco, anche se il regista Wyatt ha dichiarato che “tutto questo è parte di una mitologia e deve essere visto come tale. Non è la continuazione degli altri film; è una storia originale. Deve soddisfare le persone a cui piacquero quei film”. Per quanto riguarda gli altri personaggi del film, lo scienziato intepretato dal bravo James Franco (famoso principalmente come l’Harry Osborn della saga di Spiderman) in bilico tra curiosità scientifica e protezione dei propri affetti rappresenta il più umano degli umani, mentre la Caroline della bellissima indiana Freida Pinto (lanciata da The Millionaire) a volte sembra un po’ insensibile nei confronti di Caesar; Oyelowo e Felton sono due ottimi cattivi, in particolare il secondo che è perfettamente in linea con i suoi trascorsi da Draco Malfoy nella saga di Harry Potter. La trama e la sceneggiatura non sono esenti da difetti (uno minore ma grossolano: è impossibile credere che gli scienziati non abbiano notato la gravidanza di n°9), ma nel complesso sono soddisfacenti, mentre le scene d’azione sono davvero ben realizzate e spesso mozzano il fiato, specialmente durante la battaglia cruciale sul ponte.

Lor

Warhammer 40'000 – Space Marine

“Nella tetra oscurità del futuro c’è soltanto guerra”: con questo minaccioso incipit, i ragazzi di THQ ci invitano a scoprire il cupo inizio della loro nuova fatica, lo sparatutto (e picchiatutto) in terza persona Warhammer 40.000 – Space Marine.
Intorno all’anno 30.000, un uomo, l’Imperatore, leggenda e divinità incarnata, pose fine a ogni conflitto sul pianeta Terra grazie a una nuova stirpe di sodati, i potentissimi Space Marine, guerrieri sovraumani alti quasi tre metri, in grado di sollevare una decina di tonnellate e armati con armature potenziate e possenti armi “Requiem”, in grado di abbattere qualsiasi nemico. I suoi guerrieri, gli Space Marine, si divisero in diciotto legioni, che l’Imperatore guidò alla conquista della galassia facendo affidamento ai suoi altrettanti luogotenenti, i Primarchi, suoi figli prediletti, ognuno dotato di forza e potere senza pari. La guerra venne mossa a decine di razze aliene per liberare numerosi mondi umani dal loro giogo: dagli Orki, brutali guerrieri che vivono solo per combattere, agli Eldar, immortali e splendide quanto decadenti creature simili agli esseri umani. Il seme della corruzione germogliò però in Horus, primo tra i primarchi, che venne corrotto dal potere oscuro dei quattro dei del Caos: Khorne della guerra, Slaanesh il lascivo, Nurgle della pestilenza e Tzeentch, il grande ingannatore. Horus corruppe i suoi legionari, e con loro la otto suoi fratelli e i loro uomini: insieme mossero guerra alla terra, dove Horus cadde per mano dell’Imperatore stesso. Lo scontro costò però caro: quello che era un dio incarnato venne ridotto a una carcassa in stato vegetativo, tenuta in vita solo dal leggendario Trono d’Oro.
Diecimila anni dopo, l’umanità è sull’orlo del collasso: le legioni di Space Marine rimaste fedeli sono state divise in Capitoli, composti da circa mille soldati l’una, cui si affiancano le forze più ‘umane’ della Guardia Imperiale e le ambigue armate dell’Inquisizione, mentre le forze del Caos, forti di guerrieri Space Marine traditori in vita da oltre diecimila anni, sono state rimpolpate da demoni e altre mostruosità, e oltre a Eldar e Orki, numerose razze aliene hanno tutta l’intenzione di volersi riversare sui mondi umani per razziarli e conquistarli.
Il gioco mette l’utente al controllo del Capitano Titus degli Ultramarine, un guerriero possente in grado di affrontare i propri nemici tanto con valanghe di armi da fuoco quanto con possenti armi da mischia. Titus e gli Ultramarine devono salvare un Mondo Forgia, un pianeta dedicato alla produzione industriale, da una massiccia invasione di Orki, ma l’intervento di un ambiguo Inquiitore, Drogan, fa pensare che dietro allo scontro ci sia qualcosa di peggio dei già temibili Orki…
Il sistema di gioco è abbastanza semplice: Titus può correre, sparare, mirare, attaccare in corpo a corpo e compiere balzi per evitare gli attacchi nemici. Lo Space Marine ha a sua disposizione due barre della vita: una rappresenta la sua armatura, che si ricarica dopo qualche secondo se non viene colpito, la seconda la sua salute vera e propria, che può essere recuperata solo eliminando in mischia un nemico con una sorta di mossa speciale automatica, generalmente molto brutale, in genere dopo averlo colpito con un attacco stordente. Questo sistema rende a Titus necessario attaccare spesso frontalmente i nemici, cosa che, insieme all’impossibilità di abbassarsi o di sfruttare le coperture, rende il gioco frenetico e improntato all’azione-lampo… a meno che non sia possibile affrontare i nemici sparando da lunga distanza, cosa concessa da alcune armi. Uno degli aspetti più divertenti del gioco è la presenza di aree nelle quali sarà necessario combattere usando un Jump Pack, che permetterà al personaggio di compiere ampi balzi per colpire i nemici dall’alto.
Le ambientazioni sono molto belle e curate, spesso faraoniche e mai scontate, ma un po’ ripetitive. L’intelligenza artificiale dei nemici è decisamente buona, e il parco armi vanta quattro armi da mischia e nove da fuoco, senza contare quelle fisse, usate dai soldati semplici, che si trovano qua e là nel gioco e possono essere prelevate e imbracciate.
La grafica del gioco è decisamente molto curata, chiara e nitida, ma non fa gridare al miracolo. Il sonoro è ottimo, ma ogni tanto ripetitivo. Il doppiaggio è di gran livello, ma scentrato (in italiano) rispetto al labiale dei personaggi.
I progettisti hanno pensato a numerosi tipi di nemici (gli Orki contano dieci tipi di unità diverse, le forze del Caos otto), rifacendosi al gioco da tavolo dal quale l’ambientazione è tratta.
Nel complesso il titolo è estremamente godibile e divertente, pur con qualche pecca, ma troppo breve: per completare il gioco, a difficoltà normale, bastano dalle sei alle dieci ore di gioco. L’esperienza online amplifica però di molto la giocabilità del titolo: è presente un ampio spazio dedicato alla personalizzazione del giocatore (Space Marine o Space Marine rinnegato), ma le modalità di scontro sono solamente due, anche se THQ è famosa per la tendenza a implementare notevolmente i propri titoli online in corso d’opera.
Space Marine è un titolo molto divertente e immediato, ma breve. Il titolo è consigliato a chiunque conosca o voglia conoscere l’universo di Warhammer 40.000, e a chiunque sia alla ricerca di un gioco di guerra non convenzionale: in fin dei conti, ora come ora, questo gioco è quanto di più vicino a Gears of War un utente PS3 possa ottenere, il che non è poco.
Falco_Nero87

domenica 25 settembre 2011

Nuove imitazioni per il nuovo show di Crozza



Maurizio Crozza torna in tv in prima serata con il suo nuovo spettacolo Italialand - Nuove attrazioni. Il programma deriva dallo spettacolo teatrale “Italialand”, registrato al Teatro Nazionale di Milano in Maggio scorso e trasmesso in due puntate da La 7, nello stesso mese.
Lo show sarà costituto da vari sketch nei quali il comico genovese imiterà diversi personaggi noti al pubblico. Il programma sarà trasmesso da La 7 e inizierà venerdì 21 Ottobre.
Dopo il primo video nel quale imitava “Vasco su facebook”, ve ne proponiamo altri due molto divertenti.




Mywo

sabato 24 settembre 2011

Brucerò per te: il ritorno dei Negrita

Tornano i Negrita a tre anni di distanza dall'album HELLdorado con il singolo Brucerò per te, che anticipa la pubblicazione di Dannato vivere, prevista per il 25 ottobre 2011.
Un vero e proprio urlo d'amore diretto e per niente banale, in cui la dedizione per la donna è totale, fino al punto di bruciare o ferirsi per lei; il tutto in salsa rock, quella che contraddistingue la musica dei Negrita sin dagli esordi e che ci ha regalato brani che ricordiamo tutt'oggi, come Mama maè o In ogni atomo.
Contemporaneamente all'uscita del singolo, i Negrita hanno rilasciato le date di sei concerti nei palazzetti italiani, previsti per il 2012:
1 gennaio Firenze, Mandela Forum
3 febbraio Padova, Palafabris
4 febbraio Roma, Palalottomatica
7 febbraio Torino, Palaolimpico
10 febbraio Bologna, Unipol Arena
11 febbraio Assago (Mi), Mediolanumforum

A seguire la canzone Brucerò per te completa e il testo:

Che cos’ero intorno ai 20 anni
un manicomio sul letto di danni
sogni sciatti notti di festa
tiravo sassi alla tua finestra
ma cos’hai visto in questo qui
e quella cosa ancora lì
oh no…
oh no…
oh no…
oh no…

E ora amore dopo una vita
cosa pensi che ti dica
sei l’aurore boreale
sei la luce che squarcia il mio vuoto mentale

E brucerò per te
mi ferirò per te
io brucerò per te
mi ammalerò per te

Davanti a te un plotone spietato
esplode colpi e non prende fiato mai
sarò con te ovunque andrai
ti prego dimmi che non ti abbandonerai

Primavera festa del mondo
mentre io io mi nascondo
e che non mi importa niente
di quello che succede
 nemmeno della gente
voglio solo stare con te
e rivederti ridere
 E brucerò per te
mi ferirò per te

E la luna pensa per se
se ne frega di noi
ma io lo so che tornerai
l’universo si muove non smetterà mai

brucerò per te mi ferirò per te
io brucerò per te
mi ammalerò per te

Amica cara amica speranza
parti da qui dalla mia stanza
e vola sali più alto della paura
che ci corrode che ci tortura
e vai

Corri più della paura
che ti corrode che ti consuma e vola
io lo so che lo sai fare
e niente ci potrà fermare più

Per te… per te…
io brucerò …
io brucerò …
per te…

D9P

venerdì 23 settembre 2011

Best goal of the week #17


Ritorna per voi la rubrica dei gol: questa settimana le reti in classifica, tolta qualche eccezione, si possono dividere in gran tiri da fuori area e acrobatiche rovesciate.
Della prima categoria fa parte il gran gol di Belalcazar col quale si apre la classifica, bravo a coordinarsi e a spedire il pallone sotto il sette. Scorrendo ritroviamo ancora Luka Modric, il playmaker degli Spurs che a quanto pare ha risolto l’unico suo piccolo difetto, ovvero  il tiro da fuori area: questo è già il suo secondo gol che entra tra i 10. Tra i tiri da fuori troviamo anche la rete di Haglund, e la sberla di Nani nel big match tra Manchester United e Chelsea. Passando alla categoria acrobazie, da segnalare ci sono i gol di Vargas, Canuto e Lindpere. Entra in classifica anche il primo gol degno di nota di Javier Pastore con la maglia del PSG, e soprattutto la fantastica rete di De Ceulaer, che per come viene eseguita ricorda molto l’incredibile rete di Dennis Berkamp contro il Newcastle (link).

1) Breiner Belalcazar (Deportivo Cali)
2) Luka Modric (Tottenham)
3) Philip Haglund (IFK Goteborg)
4) Fabian Vargas (AEK Atene)
5) Javier PAstore (PSG)
6) Ignacio Canuto (Libertad)
7) Joel Lindpere(NY Red Bulls)
8) Osmar Ferreyra (Independiente)
9) De Ceulaer (Lokeren)
10) Nani (Manchester United)

Buona visione




Mywo

giovedì 22 settembre 2011

Dopo 31 anni di musica, i R.E.M. annunciano il proprio scioglimento


"To our Fans and Friends: As R.E.M., and as lifelong friends and co-conspirators, we have decided to call it a day as a band. We walk away with a great sense of gratitude, of finality, and of astonishment at all we have accomplished. To anyone who ever felt touched by our music, our deepest thanks for listening”. Questo è il comunicato che nella sera di mercoledì 21 settembre i R.E.M. hanno pubblicato sul loro sito ufficiale per annunciare il loro scioglimento, consensuale e definitivo. Il cantante John Michael Stipe, il chitarrista Peter Lawrence Buck e il bassista Michael Edward “Mike” Mills hanno deciso di concludere il proprio viaggio artistico di comune accordo, “con un grande senso di gratitudine, di realizzazione e di stupore per tutto quello che abbiamo realizzato, dopo 31 anni di attività musicale, 15 album e 40 pubblicazioni complessive, di cui sono state vendute circa 85 milioni di copie. L’ultimo album del gruppo, Collapse Into Now, è uscito sei mesi fa e ha ricevuto perlopiù recensioni positive. Mike ha commentato così la decisione di scioglimento: "Durante il nostro ultimo tour, e mentre realizzavamo Collapse Into Now e mettevamo insieme questa retrospettiva di greatest hits, abbiamo cominciato a chiederci ‘e ora?’. Ripensare alla nostra musica e alle nostre memorie di oltre tre decenni è stato un viaggio incredibile. Abbiamo realizzato che queste canzoni sembravano segnare una fine naturale agli ultimi 31 anni della nostra collaborazione”. Il leader Michael ha voluto esprimere un ringraziamento ai fan che li hanno seguiti nella loro lunga carriera: “Dobbiamo ringraziare tutte le persone che ci hanno aiutato a essere i R.E.M. per questi 31 anni; la nostra più profonda gratitudine a coloro che ci hanno permesso di fare tutto questo. E’ stato magnifico”.
Personalmente sono molto dispiaciuto per questo scioglimento, mi sono appassionato ai R.E.M. con l’album Around The Sun del 2004 e ho apprezzato la loro musica degli ultimi anni più di quella precedente, e sono certo che avrei adorato anche i loro eventuali prossimi album. Concludo ricordando tre delle loro canzoni che amo di più: Electron Blue, Bad Day e Supernatural Superserious.

Lor

martedì 20 settembre 2011

Subsonica: Tra gli dei con i Club Dogo

A circa sei mesi dall'uscita dell'album Eden, i Subsonica rimettono mano alle loro canzoni, presentando il quinto singolo dal titolo Tra gli dei. Ma la versione che circolerà nelle radio non sarà quella del disco ma una tutta nuova che vede la collaborazione dei Subsonica con i lanciatissimi Club Dogo, per una spolverata hip-hop sulla canzone. Il featuring sarà contenuto in un EP (acquistabile su Itunes) insieme a ben sei remix di Tra gli dei.
Il risultato non è così catastrofico come i fan più fedeli potrebbero immaginare, ma neanche eccezionale: i rap dei Club Dogo si alternano alle melodie di Samuel e ai ritornelli, rispettando il pezzo originale. Per questo motivo forse, la collaborazione può anche risultare superflua e l'integrazione tra il rap e il sound dei Subsonica non mi sembra riuscitissima.

Noi vi proponiamo le due versioni per un rapido confronto: quale preferite?

D9P

lunedì 19 settembre 2011

Quelli che il calcio: ora tocca a Victoria Cabello

Quelli che il calcio è uno dei programmi più longevi della televisione italiana: va in onda ogni anno (da settembre a giugno, in corrispondenza del campionato di calcio di Serie A) dal 1993, quando Fabio Fazio inaugurò la trasmissione su Rai 3. Dopo otto anni nelle mani di Fazio, e il passaggio su Rai 2, il timone passa a Simona Ventura che dona al programma un taglio più rivolto all’intrattenimento, mantenendo però il calcio in primo piano. Quest’anno, dopo la scelta della Ventura di firmare un contratto esclusivo con Sky, la Rai ha deciso di affidare Quelli che il calcio a Victoria Cabello, fino alla scorsa stagione televisiva, volto di La7 con il suo programma di seconda serata Victor Victoria.
Per quanto il lavoro compiuto da Simona Ventura sul programma sia stato positivo, era necessario, dopo dieci anni, un cambiamento significativo, che non riguardasse solamente la conduzione o il cast, ma l’intera immagine del contenitore domenicale di Rai 2. Infatti, il primo cambiamento che salta all’occhio è nella grafica, più semplice e immediata, che ricorda una lavagna su cui i mister calcistici segnano gli schemi. Lo studio segue anch’esso queste linee, proponendo colori meno accesi e più caldi della precedente edizione. Uno studio televisivo giustamente rivoluzionato, diviso in tre parti: il palco in cui la conduttrice interagisce con gli ospiti, la “zona tecnica” in cui sono appostati i giornalisti sportivi e i “disturbatori” e la “zona tifosi” in cui personaggi più o meno eccentrici (che ricordano molto, nelle intenzioni, quelli creati da Fabio Fazio) seguono le partite.
Un cambiamento che si pone però in decisa continuità con i predecessori e questo è dimostrato anche dal cast che mantiene i suoi personaggi cardine come il giornalista Massimo Caputi e gli imitatori Ubaldo Pantani e Virginia Raffaele, e si migliora con delle new entry: su tutti il Trio Medusa, conduttori radiofonici e in questa occasione simpatici e irriverenti “disturbatori”, l’inviata Marisa Passera (anch’essa, come il trio, speaker su Radio DeeJay) e Suri Chung, il cui ruolo risulta ancora molto misterioso. Un elemento di rivoluzione è invece l’utilizzo della gente comune, affiancata dai soliti tifosi vip, inviata allo stadio per seguire le partite: una mossa che avvicina il programma ai telespettatori ma che sa tanto di taglio sul budget della trasmissione.
Quelli che il calcio scorre piacevolmente attraverso il pomeriggio, interrotto, come al solito, bruscamente dai goal, proponendo, affianco alle cronache sportive, gli elementi tipici del contenitore: interviste a ospiti sportivi, musicali e cinematografici, collegamenti con eventi speciali, filmati e contributi divertenti e tanto altro.
Victoria Cabello non tradisce assolutamente la sua natura di conduttrice e mantiene il suo stile anche con l’approdo in Rai. Qualche ovvio taglio sulle parolacce e sulla totale libertà di cui poteva godere nella seconda serata di La7 ma l’irriverenza e l’ironia della presentatrice sono sempre le stesse. L’impronta della Cabello si può facilmente notare nelle interviste, imbastite e portate avanti come in Victor Victoria.
Quelli che il calcio è uno dei pochi esempi italiani di sportainment (intrattenimento + sport) coniugato nella forma di contenitore pomeridiano. Siamo di fronte a un tema specifico (il calcio) affrontato però su una televisione generalista e che quindi deve essere condito nel modo più efficace per risultare fruibile da tutte (o quasi) le tipologie e le età dei telespettatori. I risultati Auditel della prima puntata sono confortanti: uno share che varia dal 10% al 20%, con il passare delle ore, e un predominio di ascolti nella fascia d’età dai 4 ai 44 anni.

Di seguito l'inizio della prima puntata di domenica 18/09, con un divertente siparietto tra la Cabello e Clarence Seedorf!

D9P

Emmy Awards 2011: tutti i vincitori


Nella notte appena trascorsa, sono stati assegnati a Los Angeles i Primetime Emmy Awards 2011, meglio conosciuti come Emmys, gli Oscar dell'intrattenimento televisivo americano di prima serata. L'evento, giunto alle 63esima edizione, è stato trasmesso da Fox (in Italia da Sky Uno alle 2.00) ed è stato presentato da Jane Lynch, la terribile Sue Sylvester di Glee. La serata è cominciata con un divertente video (che vi proponiamo di seguito) in cui Jane Lynch si lancia in un'esibizione canora da musical mentre attraversa i set di diverse serie e dialoga con i protagonisti, per poi concludere il tutto in studio, in diretta.

Tra i trionfatori della serata troviamo serie non troppo conosciute nel nostro Paese, a causa della solita pessima programmazione delle tv italiane: Modern Family sbaraglia tutti e porta a casa 5 statuette, Mad Men ha la meglio tra le serie drammatiche e Friday Night Lights guadagna 2 premi (battendo Hugh Laurie di House M.D. e Michael C. Hall di Dexter). Da segnalare anche la vittoria per il secondo anno consecutivo di Jim Parsons (lo Sheldon di The Big Bang Theory), a discapito dello Steve Carell di The Office, e il premio a Martin Scorsese per la regia di Boardwalk Empire.
A seguire l'elenco completo dei vincitori:

MIGLIOR SERIE DRAMMATICA
Mad Men

MIGLIOR SERIE COMEDY
Modern Family

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMMATICA
Kyle Chandler per Friday Night Lights

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMMATICA
Julianna Margulies per The Good Wife

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY
Jim Parsons per The Big Bang Theory

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY
Melissa McCarthy per Mike & Molly

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMMATICA
Peter Dinklage per Game of Thrones

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMMATICA 
Margo Martindale per Justified

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY
Ty Burrell per Modern Family

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY
Julie Bowen per Modern Family

MIGLIOR MINISERIE/MIGLIOR FILM PER LA TV
Mildred Pierce

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM PER LA TV
Barry Pepper per I Kennedy

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM PER LA TV
Kate Winslet per Mildred Pierce

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM PER LA TV
Guy Pearce per Mildred Pierce

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM PER LA TV
Maggie Smith per Downton Abbey

MIGLIOR REGIA PER UNA SERIE DRAMMATICA
Martin Scorsese per l’episodio Boardwalk Empire di Boardwalk Empire

MIGLIOR REGIA PER UNA SERIE COMEDY
Michael Spiller per l’episodio Halloween di Modern Family

MIGLIOR REGIA PER UNA MINISERIE O FILM PER LA TV
Brian Percival per l’episodio Part 1 di Downton Abbey

MIGLIOR SCENEGGIATURA PER UNA SERIE COMEDY
Steven Levitan e Christopher Lloyd per l'episodio Caught in the act di Modern Family 

MIGLIOR SCENEGGIATURA PER UNA SERIE DRAMMATICA
Jason Katims per l'episodio Always di Friday Night Lights

MIGLIOR SCENEGGIATURA PER UNA MINISERIE, FILM O SPECIALE DRAMMATICO
Julian Fellowes per Downton Abbey

MIGLIOR PROGRAMMA REALITY COMPETITION
The Amazing Race

MIGLIOR PROGRAMMA VARIETÀ, MUSICALE O COMEDY
The Daily Show with Jon Stewart


D9P

domenica 18 settembre 2011

Carnage. Una commedia ai domiciliari

Mettendo subito da parte la facile ironia del titolo, al quale non ho saputo resistere visto il 'dramma da camera' messo in scena dal buon Roman Polanski (reduce nel 2010 da qualche mese di domiciliari), devo dire che il film ha saputo darmi delle soddisfazioni grandi e piccole.

Grandi soddisfazioni arrivano immediatamente dagli interpreti, primo fra tutti il bastardo senza gloria ma con l'oscar Christoph Waltz. Di questo attore austriaco, vera rivelazione dell'ultima pellicola di Tarantino, si potrebbe pensare che corra il rischio di fossilizzarsi nello stesso personaggio visto che dopo aver interpretato il colonnello nazista Hans Landa veste ora i panni di un avvocato al soldo di una compagnia farmaceutica, se non fosse pre gli innumerevoli ingaggi hollywoodiani che gli sono piovuti addosso recentemente (da Green Hornet ai Moschettieri 3D, di cui l'umanità avrebbe sicuramente fatto anche a meno, fino alla prossima fatica di Pulp Quentin, Django Unchained, la cui uscita è prevista per il 2013). Ma anche Jodie FosterKate Winslet e John C. Reilly (l'unico del quartetto senza statuetta) se la cavano piuttosto bene.

Ma tornando alla carneficina che Polanski ha presentato a Venezia ai primi di settembre e nei cinema dal 16 settembre: Carnage è l'adattamento cinematografico della pièce teatrale Le dieu du carnage di Yasmina Reza, drammaturga francese che per l'occasione accompagna Roman alla sceneggiatura. La narrazione si apre con un campo medio-lungo su un parco di Brooklyn (unica scena in loco, sempre per quella robetta del mandato di cattura, per cui tutto il resto del film è stato girato in interni parigini), dove vediamo un ragazzino somministrare una simpaticissima bastonata in faccia a un suo coetaneo. Da questo episodio prende le mosse il film vero e proprio, ambientato per intero nell'appartamento dei Longstreet (Foster-Reilly), genitori del ragazzino bastonato,  che invitano la coppia dei Cowen (Winslet-Waltz), genitori del ragazzo bastonante, per risolvere la questione da persone adulte e civili, ovvero: stabilire le responsabilità, scambiarsi scuse, complimenti, massime morali, ecc. ecc.

Il dialogo a quattro che scaturisce da queste premesse è un piccolo laboratorio psicologico nel quale si alternano dinamiche speculari, opposte e trasversali alle coppie, dalle quali i personaggi escono trasfigurati. Il ritmo è ben sostenuto dalle continue telefonate ricevute dall'avvocato Cowan-Waltz che fanno di volta in volta da contrappunto, intervallo o epilogo delle diverse fasi che attraversa il quartetto, permettendo allo spettatore di superare i 79 minuti del film senza sviluppare una claustrofobica insofferenza per l'unica location che gli viene presentata.

L'ironia e l'umorismo ricordano il Woody Allen meno autocelebrativo (quello dove Woody non interpreta in prima persona qualche personaggio, per intenderci) forse con qualche scarto un po' brusco in alcuni passaggi, là dove il film inizia a premere sull'acceleratore per salire le marce delgrottesco e della trasfigurazione dalla prima all'ultima. Piuttosto che sbavature un po' sopra le righe degli attori, a mio parere, si tratta di enfasi dovute per lo più alla derivazione teatrale del testo che nel complesso restituiscono una commedia molto godibile, dove tutti e quattro gli interpreti fanno dannatamente bene il loro lavoro sostenendo la loro parte (e non solo).

 gli intrepidi interpreti sostengono il regista

sabato 17 settembre 2011

Il ritorno dell’implacabile Max Payne: il nuovo trailer del terzo videogioco

Max Payne è uno di quei personaggi videoludici che sono riusciti a entrare nell’immaginario comune, e soprattutto nei cuori, di milioni di giocatori. Il primo Max Payne, prodotto dalla Rockstar North, sviluppato dalla finlandese Remedy Entertainment e sceneggiato dallo scrittore altrettanto finlandese Sam Lake (pseudonimo di Sami Järvi), uscì sul mercato nel 2001 per Windows, PlayStation 2 e Xbox, e riscosse un immediato successo di pubblico e critica. La storia ricorda quella del Punitore dei fumetti Marvel: il poliziotto newyorkese Max Payne trova sua moglie e sua figlia trucidate, e comincia una lunga e dura indagine per scoprirne i responsabili. La trama si complica quando emerge che dietro il duplice omicidio si nascondono clan mafiosi e le loro guerre di potere, una nuova droga sintetica chiamata Valkiria e intrighi politici di personaggi molto potenti, come il senatore Alfred Woden e la Nicole Horne a capo della Aesir Corporation; ma il feroce Max, assetato di vendetta, non si ferma davanti a niente e nessuno pur di ottenere giustizia. Le innumerevoli sparatorie del gioco sono rese ancora più adrenaliniche dal bullet time, ovvero un breve rallentamento del tempo che consente al giocatore che lo attiva di eseguire movimenti acrobatici e di crivellare i nemici con più precisione, nonché di godersi parecchi momenti awesome. La storia, poi, è impreziosita dalle tavole di fumetti che fungono da intermezzo narrativo tra i vari capitoli del gioco: le vignette, le didascalie, le voci narranti e le musiche di sottofondo, tutte di alto livello, sono in grado di coinvolgere ed emozionare profondamente.

Il successo del primo episodio spinse Remedy e Rockstar Games a produrne un sequel, Max Payne 2: The Fall of Max Payne, uscito nel 2003 sulle stesse piattaforme del precedente. La sua storia, stavolta cronologicamente spezzettata e rimescolata alla maniera della letteratura post-moderna, ci racconta che il caso non è ancora chiuso: i personaggi di Alfred Woden, Vladimir Lem e Mona Sax avevano ancora diversi segreti da svelare, e Max, risucchiato in un vortice di nuova violenza e tradimenti, non sa più di chi fidarsi. Il gameplay di questo secondo episodio è praticamente uguale al primo, con piccoli ritocchi qua e là (in alcuni livelli si impersona Mona anziché Max, il bullet time ha maggior durata, il volto di Max non è più quello dello scrittore Lake bensì quello dell’attore americano Timothy Gibbs), e l’atmosfera noir è sempre molto intensa.
Nel 2008 ha debuttato nei cinema il film Max Payne, diretto dall’irlandese John Moore (già autore di Behind Enemy Lines, Il volo della fenice e del vergognoso Omen – Il presagio) e interpretato da Mark Wahlberg, Mila Kunis e Beau Bridges, con interpretazioni dei famosi cantanti Ludacris e Nelly Furtado in ruoli secondari. Il film riprende la trama del primo episodio rimaneggiandola in diversi punti, centrandola maggiormente sulla droga Valkiria e sul personaggio di B.B.; dopo i titoli di coda, una scena extra apre la strada a un possibile sequel in cui Max e Mona daranno la caccia a Nicole Horne. I pareri dei fan della serie e della critica sono stati perlopiù negativi (e commercialmente il film è stato un flop, con guadagni al botteghino per soli 40 milioni di dollari), ma personalmente non l’ho trovato poi così male: certo, si allontana abbastanza dal gioco originale, ma mi è parso che avesse comunque un suo carisma.
Già da anni Rockstar Games ha annunciato lo sviluppo del videogioco Max Payne 3, ma fino agli ultimi mesi le informazioni a riguardo si contavano sulle dita di una mano. Niente più Remedy nè Sam Lake dietro al gioco, ambientazione spostata dalla fredda e buia New York al più solare Brasile (!!), un Max più grasso, rasato in testa e con barba incolta nelle vesti di guardia privata per un riccone locale, presenza della modalità multiplayer. Cambiamenti che hanno fatto gridare i fan allo stravolgimento del brand, ma che se ben realizzati potrebbero portare la necessaria ventata di novità nella serie. Ebbene, Rockstar ha confermato che il terzo episodio della saga uscirà a marzo 2012 per Windows, PlayStation 3, Xbox 360 e iPhone OS, per poi dare in pasto al pubblico il primo trailer con spezzoni di gameplay, che vi proponiamo qui sotto.Vogliamo tutti sperare che sarà un gioco memorabile, non solo nella grafica ma soprattutto nella trama e nel gameplay, e che tenga alto il nome di un personaggio che è già leggenda.


Lor

Nuovi singoli per Jovanotti, Noemi e Giusy Ferreri

L'estate sta finendo e porta via con sè i successi musicali dell'estate per proporre, sulla strada dell'autunno, le nuove hit radiofoniche.
E proprio di successo annunciato parliamo se nominiamo Jovanotti. Dopo Tutto l'amore che ho, Le tasche piene di sassi, Il più grande spettacolo dopo il big bang, è tempo di un quarto estratto dall'album Ora: La notte dei desideri è un ulteriore esempio del mix di suoni, pop ed elettronici, che stanno segnando, ancora una volta, i grandi risultati nelle vendite per Lorenzo Cherubini. Per quanto avrei preferito canzoni come La porta è aperta (forse troppo cupa per le radio) o L'elemento umano, la scelta è ricaduta su un singolo di grande appeal per il grande pubblico.
E' già stato rilasciato il video ufficiale diretto dallo stesso Jovanotti e da Leandro Manuel Emede, in cui il cantautore si sveglia e gira per la casa scoprendo nuovi poteri e oggetti. Eccolo:


Un po' in sordina invece, si ripropone alle radio Noemi che, dopo l'heavy rotation radiofonica di Vuoto a perdere, non ha saputo ripetersi con il secondo singolo Odio tutti i cantanti, entrambi tratti dall'album RossoNoemi. I fasti di L'amore si odia sembrano lontani e per questo Noemi ci riprova con Poi inventi il modo, brano dolce, il cui testo è stato scritto da Federico Zampaglione, leader dei Tiromancino, che parte lento e racconta di un amore che non si riesce a dimenticare, per cui si fa di tutto per tenerselo vicino e mantenere i contatti, "inventando il modo" per farlo.
"E' assurdo che io resti ancora
sola ad aspettarti
adesso
continuerò a pensare
che dovrei cancellarti
ma invece poi ti chiamo
con la scusa di parlare
ora"


Concludiamo con un altro nuovo singolo, ancora di una reduce da X-Factor: Giusy Ferreri. Il terzo album Il mio universo è uscito ormai da circa sette mesi, anticipato dal singolo sanremese Il mare immenso e sostenuto da Piccoli dettagli. Ora la Ferreri cambia in qualche modo genere lanciando il terzo singolo Noi brave ragazze: una canzone molto orecchiabile che avrà un buon appeal sul pubblico e che rimanda nei suoni e nelle intenzioni alla Gianna di Rino Gaetano o all'Amore disperato di Nada. Un inno di e per le donne, scanzonato ma allo stesso tempo significativo di una sicurezza tutta femminile. Chi è che comanda alla fine?   

D9P

venerdì 16 settembre 2011

Mercato e prospettive per la nuova serie A


Dopo una lunga estate è finalmente iniziato il campionato italiano di serie A. In questo pezzo vorrei parlare del mercato e dei colpi messi a segno dalle nostre squadre. Un dato appare subito chiaro: in serie A si spendono parecchi soldi, chi afferma il contrario è mal informato. Il calcio italiano è in evidente declino non perché manchino i fondi ma perché vengono spesi male, investiti peggio e soprattutto non si è in grado di ricavare utili, come invece riescono a fare i paesi che calcisticamente ci hanno sorpassato ( Inghilterra, Spagna e Germania). Nell’immagine a lato potete notare come il nostro campionato, in quanto a spese, sia secondo solo alla Premier League, ma ben al di sopra della Liga e addirittura più di quattro volte superiore alla Bundesliga. Eppure siamo finiti quarti nel ranking Fifa, perdendo un posto Champions e con nazioni come Francia e Portogallo che premono. Tornando al discorso degli investimenti, è palese vedere la differente distribuzione delle entrate tra le diverse leghe: le squadre di serie A hanno come principale e quasi unica fonte di sostentamento i diritti televisivi. Negli altri campionati quella è solo una delle voci; sponsor e soprattutto lo stadio generano però ricavi molto più alti. In questo caso c’è un cambio di tendenza che può far ben sperare. A inaugurarlo concretamente è stata la Juventus, proponendo il primo stadio interamente di proprietà; slegandosi dallo stato, questa nuova “casa” porterà nelle casse del club dei ricavi che altrimenti si sarebbero persi in tasse e burocrazia. Si parla di un utile intorno ai 30 milioni annui. Sulla scia del club torinese, almeno a parole, diversi presidenti di A hanno manifestato la volontà di seguire tale esempio, tra i vari ci sono De Laurentis, Dellavalle, lotito e Moratti. L’augurio è ovviamente quello che si passi concretamente dalle parole ai fatti perché il calcio sta sprofondando.
Tornando a parlare di mercato, l’estate ha riservato moltissimi movimenti, anche se c’è da sottolineare che è mancato il colpo col botto. I colpi veri ci sono stati ma solo in uscita, con Pastore emigrato ai francesi del PSG per la bellezza di 43 ml, Sanchez che dopo un estenuante trattativa è volato a Barcellona ed Eto’o che ha sposato i 20 milioni annui offerti dall’Anzhy, diventando il giocatore più pagato al mondo.
Le società maggiormente attive sono state Juventus, Roma, Napoli e ovviamente il Genoa, che come di consueto, ha smantellato mezza squadra. Il mercato della Juve è stato attento, nel senso che il DG Marotta è stato bravo a prendere i giocatori giusti, pagandoli cifre consone (in un mercato in cui si sono visti trasferimenti senza senso con cifre assurde). Vucinic a 15 ml, Vidal a 10,5 ed Elia a 9 sono coerenti ai valori dei giocatori. Pirlo a parametro zero invece è un piccolo capolavoro, che già nella prima uscita ha dimostrato tutto il suo valore. Molto interessante il mercato della Roma, nonostante questo inizio burrascoso, Sabatini ha fatto un gran lavoro, abbassando di tantissimo l’età media della squadra e assicurandosi dei talenti come Pjanic, Lamela e Bojan, senza dimenticare Borini, scartato dal Chelsea ma sempre decisivo fin ora con l’Under di Ferrara. Il lavoro di Enrique non sarà semplice, soprattutto a causa della piazza, irascibile e senza pazienza, ma se la società riuscirà a garantirgli la giusta tranquillità potrà far bene. Il Napoli ha fatto un gran mercato, riuscendo in primis a trattenere tutti i suoi gioielli, e a integrare la rosa con acquisti mirati e di gran spessore. In quest’ottica Inler e Britos rappresentano due innesti di gran qualità, così come Santana e Pandev, presi a costo zero. Un altro team che si è mosso egregiamente è stata la Lazio, brava a prendere un bomber come Klose a zero, ad affiancargli un attaccante esplosivo (e molto più concreto di Zarate..) come Cissè e soprattutto a rinforzare una squadra che lo scorso anno ha mancato la qualificazione in Champions solo per la differenza reti.
Il mercato delle milanesi è passato quasi inosservato. Penso che il Milan si sia mosso molto bene, a differenza di quello che pensano molti dei suoi tifosi. Galliani doveva fare mercato senza poter spendere troppo visto che aveva da pagare i giocatori presi lo scorso anno in prestito, e che gli hanno fatto vincere lo scudetto. 24 ml per Ibrahimovic, 19 per Robinho e 7,5 per Boateng  erano una zavorra non indiffente, ma l’AD rossonero ha comunque preso Mexes a zero, uno dei migliori difensori europei, nonostante i frequenti colpi “di testa”; sempre a zero sono arrivati Taiwo e Aquilani mentre nocerino è stato pagato appena un milione. Con El Sharawy a 10 ml il Milan infine si è rinforzato in tutti i reparti.
Il mercato dell’Inter invece è stato seriamente emblematico. Hanno ingaggiato un allenatore che da sempre lavora con la difesa a 3 e con attaccanti esterni veloci e capaci di saltare l’uomo.  Nella retroguardia nerazzurra gli unici adatti a quello schema sono Ranocchia e Chivu, gli altri centrali risultano tutti troppo lenti e compassati. In attacco invece è stato venduto l’unico attaccante esterno veramente forte, Eto’o, per poi rimpiazzarlo con Zarate e Forlan. È stato preso un trequartista promettente, Alvarez, facendolo costantemente giocare fuori ruolo, visto che nel modulo di Gasperini non è necessario. Sempre per lo stesso motivo si sta sacrificando il trequartista più forte della serie A, Sneijder. Il problema maggiore, a mio avviso, è però il centrocampo, dove manca decisamente qualcuno in grado di cambiare ritmo. Le carte d’identità dei vari Zanetti, Cambiasso e Stankovic iniziano ad essere pesanti, e la perenne lentezza si Thiago Motta fanno si che l’idea di calcio proposta da Gasperini sia difficilmente applicabile. La cosa preoccupante è che nessuno se ne sia accorto fino ad ora.
Dando uno sguardo generale alle altre squadre, Palermo, Cesena, Fiorentina e Udinese sono quelle che sono riuscite a muoversi meglio, sfruttando buone occasioni e portando in Italia giovani talenti molto interessanti.

Mywo

giovedì 15 settembre 2011

Cose dell'altro mondo: Cristicchi firma la colonna sonora

Simone Cristicchi vira sul cinema dopo il buon successo del disco Grand Hotel Cristicchi e il tour estivo, e si dedica alla colonna sonora del film, presentato a Venezia e ora nelle sale, Cose dell'altro mondo, per la regia di Francesco Patierno e con Diego Abatantuono, Valerio Mastandrea e la splendida Valentina Lodovini.
Il film racconta della sparizione improvvisa di extracomunitari e stranieri da un paesino del nord-est Italia, tanto auspicata dal personaggio di Abatantuono, xenofobo e razzista. Si tratta dunque di vedersela da soli.
I temi del film sono quindi quelli della tollerenza, del razzismo e dell'accoglienza del diverso. Gli stessi temi sono ripresi da Cristicchi che, a proposito del film, ha commentato: "E' un film che andrebbe proiettato nelle scuole per l'alto valore pedagogico e per informare e formare i giovanissimi ad un'idea di tolleranza, altrimenti, come riporto nel testo del brano che dà il titolo alla pellicola, potrebbero attenderci inattese reazioni di intolleranza come bimbi che abbattono una moschea mentre noi attaccati ad un cellulare ci inviamo messaggi d'amore scegliendo i mobili all'Ikea”.
Il video ufficiale di Cose dell'altro mondo mostra il cantautore romano e alcune scene del film. Eccolo:


D9P

mercoledì 14 settembre 2011

Maurizio Crozza imita i clippini di Vasco Rossi

Sono ormai celebri i clippini che Vasco Rossi gira e regala ai fans via Facebook e come ogni celebrità arriva puntuale l'imitazione. Questa volta però la parodia è di lusso: Maurizio Crozza si cimenta, nel video che vi presentiamo di seguito, nella parodia di un Vasco Rossi fumoso, sconclusionato e con la testa tra le nuvole. Sicuramente un omaggio al rocker in questo momento di difficoltà da parte di uno dei comici più geniali del nostro Paese. Intanto è uscito nelle radio il nuovo singolo di Vasco Rossi, I soliti.
"2...1...nuovo clippino di Vasco...vai!"


D9P

lunedì 12 settembre 2011

Paradise, il nuovo singolo dei Coldplay in attesa di Mylo Xyloto


Oggi è un gran giorno per tutti i fan dei Coldplay!
Infatti, per chi non lo sapesse, dalle 8,50 italiane è stato possibile ascoltare (e poi scaricare) il secondo singolo del nuovo album Mylo Xyloto: Paradise.
La canzone, con uno stile più delicato, accompagnato da cori, orchestra e l'immancabile piano di Chris Martin, sta scalando rapidamente la classifica online di iTunes e probabilmente confermerà l'ottima forma della band anche negli altri 
media. Come al solito, non mancano melodie e testi agrodolci che contraddistinguono la band e i cori rendono questa canzone un animale da concerto, pronta a scatenare tutti i cuori dei fan più incalliti. Una buona canzone, forse modesta ma che incita ad essere ascoltata più volte

Nel frattempo qualche giorno fa è uscita la scaletta del nuovo lavoro, formato da ben 14 tracce (alcune già note al pubblico grazie ai loro show estivi).

Per l'uscità bisognerà pazientare ancora: il 24 ottobre sarà la data che sancirà la nuova evoluzione della band londinese.

Intanto... Buon ascolto!


Lares

Benvenuto è il ritorno di Laura Pausini

Niente di nuovo in casa Pausini. In questi due anni di pausa della Laura nazionale si è vociferato di una gravidanza ma l'unico figlio in arrivo si chiama Inedito, nuovo album in uscita l'11 novembre, anticipato oggi da Benvenuto, primo singolo dopo gli anni lontana dalle scene. Chi si aspettava qualcosa di respiro internazionale o semplicemente qualcosa per cui fosse valsa la pena lavorare per tutto questo lungo periodo rimarrà deluso da una canzone nuova e allo stesso tempo vecchia. Benvenuto è l'ennesimo pezzo trionfale che celebra la semplicità della vita quotidiana, tramite il solito elenco di elementi e situazioni, in pieno stile Io canto, tutti parimenti "benvenuti". Nonostante un inizio di canzone che fa ben sperare, il brano ricade in sonorità praticamente anni 90, quando la Pausini ha iniziato la sua carriera che, come quella di tanti altri artisti italiani e non, ora si adagia sulla sicurezza di una melodia già sentita e un andamento già abusato.


A seguire il videoclip ufficiale di Benvenuto, nuovo singolo in rotazione radiofonica da oggi:


D9P

domenica 11 settembre 2011

La Masquerade Infernale degli Arcturus


Quando si tratta di recensire un’opera non nuova, almeno secondo il mio modestissimo parere, non è molto interessante occuparsi di lavori universalmente riconosciuti come “classici”. Cosa si potrebbe dire che non sia già stato detto? L’intera disquisizione si rivelerebbe semplicemente una lunga sequela di elogi, noiosi da leggere per voi e da scrivere per me. Finora infatti ho trattato dischi che, più o meno, si potrebbero quantomeno definire “discussi”. Tuttavia esistono piccoli capolavori, noti solo a una relativamente ristretta cerchia di persone, di cui vale davvero la pena di parlare. Opere talmente estranee al concetto di mainstream da suscitare qualche dubbio riguardo alla possibilità di poterne trattare su di un portale non di genere come Vasi Comunicanti. Tuttavia vorrei spingere al limite la libertà concessami e fare un tentativo in tal senso. L’album di cui tratteremo è davvero speciale e, per tutti coloro che lo conoscono, è un’opera d’arte e un fulgido esempio di eclettismo musicale. Sto parlando di La masquerade infernale dei norvegesi Arcturus. La band nasce nel 1987 (il primo full-lenght giungerà però solo nel 1995) dall’unione di volti che diverranno più o meno noti nel panorama black metal di lì a qualche anno. Il fatto che dietro alle pelli sia presente il bravissimo (ma controverso) Jan Axel Blomberg, in arte Hellhammer (Mayhem, Dimmu Borgir e altri), potrebbe già far drizzare le orecchie di chi non sia digiuno di certo metal estremo. Alle tastiere troviamo Steinar Johnsen (che in seguito militerà stabilmente nei Covenant e, come ospite, negli Ulver e nei Satyricon) mentre al microfono si avvicenderanno Kristofer “Garm” Rygg e Simens “ICS Vortex” Hestnaes (noto per la militanza nei Dimmu Borgir e nei Borknagar). Da un tale combo cosa potremmo mai aspettarci se non del sanissimo black metal? La risposta è spiazzante.
Se il primo album, Aspera hiems symfonia, è in effetti un disco inquadrabile nel symphonic black (di notevole qualità, per inciso) e il terzo, The Sham mirrors, può vantare meravigliose concessioni alla musica elettronica, è col secondo lavoro che giunge il capolavoro assoluto: nel 1997 compare La masquerade infernale, uno di quei dischi che si compongono una volta sola nella vita. In una parola: irripetibile. Vediamo perché. In apertura parlai di “genere” ma la realtà è che, benchè comunemente rivendicato dall’universo metal, il disco in questione ha ben poco a che fare con la musica di genere. L’impostazione è senz’altro rock/metal: chitarra, basso, batteria, voce, tastiera. Niente concessioni a strumenti insoliti o particolari. Lo stesso dicasi per il guitar-work e per alcuni passaggi di batteria con doppia cassa a elicottero annessa. Eppure il tutto suona maledettamente “nuovo”. In molti sono ormai soliti riferirsi agli Arcturus come a una band che suona avant-garde metal. La prima canzone non lascia scampo e ci proietta immediatamente nell’universo dei “nuovi” Arcturus; un universo fatto di maschere carnevalesche dal ghigno sinistro, barocche scenografie e copioni scritti e recitati da malati di mente: un oscuro teatro del delirio.
Un massiccio uso del synth fa da intro all’opener Master of disguise e ci conduce alla scoperta del primo vero aspetto peculiare del lavoro dei norvegesi. A differenza di quanto fatto in passato, i nostri fanno uso di una meravigliosa voce pulita, che si prodiga in acrobazie davvero notevoli (si veda The Chaos path), a scapito del ben più canonico growl. Proprio questo aspetto contribuisce più di ogni altro all’atmosfera unica che si respira durante l’ascolto, unitamente al sapiente uso delle tastiere. Più volte nel corso dell’opera, le chitarre passano in secondo piano permettendo ai synth di farla da padrone. Ogni melodia è perfettamente innestata nel contesto del brano, contribuendo a creare un mosaico sonoro di rara bellezza e di tuttora imbattuta poliedricità, almeno in ambito strettamente metal. Musica sinfonica, folk e metal si fondono in modo del tutto inedito e il risultato è semplicemente indescrivibile: risulterà più facile per i lettori semplicemente ascoltarlo. Si badi però che si tratta di un disco estremamente complesso, che richiederà senza dubbio numerosi ascolti per essere debitamente apprezzato. D’altro canto, affermo con sicurezza che si tratta di un lavoro tecnicamente ineccepibile e dotato di una grande sensibilità. Per tutti gli estimatori dell’arte fuori dagli schemi una gemma imperdibile, una delirante ode alla Musica celata sotto la maschera di un sinistro Arlecchino.


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