lunedì 19 dicembre 2011

Pep e la sua banda, una filosofia vincente!


In spagna li chiamano “illegali”, ed effettivamente, a vedere come questo Barcellona si è sbarazzato del Santos di Neymar e Ganso, fresco vincitore della Copa Libertadores, si capisce il perché! Il Barça è campione del mondo per club, dopo il 4-0 rifilato ai brasiliani, in una partita a senso unico, giocata come fosse un allenamento, quando di fronte ti trovi una squadretta delle serie minori a farti da sparring partner.
Questo è il tredicesimo trofeo messo in bacheca da quando Guardiola, nel 2008, ha preso in mano la squadra catalana. Molti dicono che questo team vincerebbe anche senza allenatore; molti dicono che di gente come Xavi, Iniesta e Messi ne nasce uno ogni 50 anni, mentre qui ce ne sono tre contemporaneamente nello stesso team; molti dicono che la Liga è un campionato semplice, con due sole squadre. Tutto vero ma…
Pep Guardiola si è seduto per la prima volta sulla panchina del Barça A nella stagione 2008/09,  dopo averci giocato (e vinto) per diversi anni quando ancora faceva il calciatore; nel 2007 gli viene affidata la guida del Barcellona B, quello dei giovani, che gioca in Secuda Division. Dopo un solo anno alla guida della squadra riserve, il presidente Laporta, dovendo sostituire Frank Rijkaard decide di affidarsi al giovane Pep, conquistato dalla sua filosofia totalmente catalana, e da un profilo morale e umano invidiabile. Guardiola prende la guida del club trovandosi una squadra che nel quinquennio precedente aveva vinto tutto. Un team che aveva si al suo interno gente come Messi e Iniesta, ma anche con uno spogliatoio spezzato, con moltissimi giocatori senza più motivazioni. Il merito principale di Pep è stato quello di ripulire tutto ciò, attraverso cessioni illustri di campioni che non rientravano nel suo stile di gioco, ma nemmeno nel suo codice morale; sono così partiti i vari Ronaldinho, Deco, Eto’o, Henry e Yaya Tuore. L’altro grande merito è stato quello di valorizzare al massimo la “cantera”, luogo dove lui è nato e cresciuto calcisticamente, e da dove proveniva anche come esperienza da allenatore. Questo fattore, unito alla definitiva esplosione di Messi e Iniesta ha fatto si che il Barça vincesse 13 trofei in 3 anni sotto la sua gestione.
Il tiki-taka può piacere o non piacere, è uno stile di gioco particolare, porta il possesso palla all’esasperazione, è fatto di rallentamenti ed accelerate improvvise, lampi di genio, pressing altissimo con riconquista di palla praticamente immediata. Tutti partecipano all’azione, i difensori centrali giocano da centrocampisti, i terzini fanno le ali eppure in questi anni il Barça è sempre stata una delle squadre che ha subito meno gol al mondo. Tornando alla squadra in se, e ai meriti di Guardiola è curioso vedere come giovani provenienti dalla cantera siano stati preferiti a giocatori ben più affermati, facendo le fortune di questo club. È stato così che Piquè, cresciuto in catalogna e poi “scippato” da Ferguson, tornato al Barça è diventato titolare inamovibile, campione d’Europa e del Mondo con la sua nazionale oltre che con i blaugrana, formando col capitano (anche lui catalano) Puyol, una delle coppie difensive maggiormente complementari al mondo. È altresì curioso vedere come Pep abbia lanciato in un ruolo delicatissimo, come il mediano davanti alla difesa, il canterano Sergio Busquets, preferendolo ad uno dei centrocampisti più forti in assoluto in quel ruolo come Mascherano; oppure come Pedrito Rodriguez abbia scalzato e di fatto condannato alla cessione un certo Zlatan Ibrahimovic.
Gli unici nei che si possono trovare alla gestione Guardiola possono essere le scelte di mercato, spesso risultate clamorosamente errate. Il Barça ogni anno può permettersi uno/due colpi grossi; a differenza del Real, Pep ha sempre cercato di aggiungere pochi giocatori, ma che andassero a rinforzare nettamente la squadra. Non sempre c’è riuscito, anche se c’è da dire che gente come Piquè, Dani Alves, Villa, Sanchez e Fabregas sono state tutte sue idee, e ad oggi costituiscono buona parte dell’ossatura di questo team. Quando però ha cercato di inserire campioni che poco centravano con la filosofia di gioco catalana, ma che rappresentavano qualcosa di nuovo, magari permettendogli qualche variazione tattica, ha fallito. 70 ml per Ibrahimovic, 17 per Hleb, 17 per Caceres, addirittura 25 per Chygrynskiy sono stati tutti soldi buttati.
La verità è che questo Barça è una macchina perfetta, e riuscire ad aggiungere pezzi ad un qualcosa che funziona così bene non è assolutamente semplice. Un esempio di come andare sul sicuro però è rappresentato da Cesc Fabregas, arrivato, o meglio tornato a casa dopo anni passati a Londra, da capitano dell’Arsenal. Cesc si è inserito perfettamente negli schemi di Guardiola, perché ha il tiki taka nel sangue, gli sono bastati 35 minuti per segnare il suo primo gol, e nelle successive 4 partite ha continuato a ripetersi, neanche fosse un attaccante.
Guardiola in 3 anni da allenatore è già riuscito a vincere più di quanto non avesse fatto da calciatore, e la sua carriera in campo è stata tutt’altro che scialba. Giocando da mediano  nel suo Barça ha vinto 6 Lighe, 2 Coppe e 4 Supercoppe di Spagna, una Champions, 2 Supercoppe Europee e una Coppa delle Coppe più un Oro Olimpico con la sua nazionale. Da allenatore siamo già a 3 Lighe (tutte quelle a cui ha preso parte), una Coppa e 3 Supercoppe di Spagna, 2 Champions, 2 Mondiali per Club, e  2 Supercoppe europee.
Sinceramente non so chi riuscirà a fermare il cammino inarrestabile di questo Barcellona; qualcuno iniziava a dire che la squadra era appagata dalle recenti vittorie, loro hanno risposto bissando il successo del 2009, distruggendo il Santos e diventando nuovamente Campioni del Mondo per Club e annichilendo per l’ennesima volta il Real Madrid nel Classico, andando a vincere fuori casa 1-3 (Mourinho non sapendo più come giustificare le continue sconfitte negli scontri diretti ha deciso di affidarsi alla parola “Suerte”, dimenticandosi però che la sua squadra era passata in vantaggio dopo pochi secondi dall’inizio del match, grazie ad un regalo del portiere avversario, alla faccia della suerte…). Prima o poi tutto questo finirà, per ora però meglio continuare a godersi questo Barça, capace di battere tutto e tutti, e se non vi piace il tiki-taka potete pur sempre cambiare canale…

Mywo

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