sabato 17 dicembre 2011

Processo Eternit: Casale dice sì ai soldi del carnefice

Casale Monferrato è una città non molto grande, ma graziosa e ricca di storia; conta 36'000 abitanti, una squadra di Basket in serie A e una di calcio che, nel 1914, ha anche vinto uno scudetto. Casale Monferrato ha molti parchi, uno dei quali recentemente intitolato al criminale di guerra fascista Ugo Cavallero. Casale Monferrato è stato un polo industriale cementifero e agricolo per decenni, ed è stata una delle città a godere dei benefici economici per lo sviluppo dovuti alla presenza dell’Eternit, azienda svizzero-belga produttrice di tessuti e materiali in amianto, materiale meraviglioso per le sue qualità isolanti che è costato la vita a soli 1'800 cittadini casalesi, negli anni, a causa della sua tendenza fibrosa che, grazie alla diffusione aerea, arriva a sedimentarsi nella pleura di chi ha avuto la sfortuna di lavorare per l’azienda quando ancora era aperta, o ha avuto la sfortuna di lavare le tute da lavoro del marito operaio, o ancora non ha avuto niente a che fare con l’azienda ma si è ammalato lo stesso. Le fibre danno origine a un cancro incurabile, considerato uno dei peggiori al mondo per incidenza di mortalità e sofferenze causate nel soggetto ammalato, chiamato ‘Mesotelioma pleurico’. Alcuni fortunati si sono ammalati solo di asbestosi, ma anche questa condizione non è molto simpatica.
Da qualche anno, l’associazione di familiari delle vittime dell’amianto ha intentato causa contro Schmidheiny e De Cartier, i ‘boss’ dell’Eternit, per strage dolosa, insieme al comune cittadino. È venuto fuori, grazie anche al PM Guariniello, che chi guidava l’azienda sapeva benissimo i danni potenziali che questa poteva produrre, ma che in fin dei conti, qualche migliaio di morti non era poi così drammatico (Schmidheiny possiede un patrimonio superiore ai due miliardi di euro), fino al processo.
Annusata la possibilità del carcere e di un tracollo economico, De Cartier e il suo amico svizzero hanno iniziato a fare di tutto per salvare la faccia e le chiappe, ma in sede giudiziaria le cose stanno andando malino per loro. Schmidheiny ha allora deciso di fare un’offerta meravigliosa al Comune di casale: qualche decina di milioni in cambio della rinuncia al procedimento civile. L’offerta gli è stata ricacciata in gola (non si parlò di cifre nel dettaglio, ma si rifiutò di trattare in toto) dall’amministrazione precedente, guidata dal compianto Paolo Mascarino, ma l’elezione nel 2009 del sindaco attuale, Giorgio Demezzi (al solito, PDL e Lega), ha riaperto porte che lo svizzero temeva chiuse per sempre.
Nella notte di ieri, dopo qualche scontro verbale con un gruppo di manifestanti, l’intervento delle forze dell’ordine (con molti dei suoi membri visibilmente in imbarazzo), un tentativo di cacciata della stampa e un intervento indegno del vicesindaco Filiberti –“un conto è la giustizia, uno il risarcimento”- (Lega Nord) alle 3,27 del mattino è arrivato il trionfale annuncio: 18 milioni e 300'000 euro accettati, e siamo amici come prima. L’offerta iniziale era più alta, ma nella richiesta era inclusa anche una targa che riconoscesse Schmidheiny come filantropo cittadino (sì, l’ha chiesto davvero), ma questo deve essere parso eccessivo anche a Demezzi e compagnia bella, il che è tutto un dire.
Numerosi cittadini hanno fatto notare che, andando a processo, si poteva ottenere un risarcimento maggiore, volendo parlare solo di soldi, ma il comune è stato irremovibile: non si può vessare un poveraccio di omicida di massa oltre un certo limite, suvvia.
I diciotto milioni, circa mille Euro a morto, andranno in ‘opere di risanamento e rilancio cittadino’. Contando che dieci sono stati spesi per bonificare l’ospedale (e non del tutto) dall’amianto, e che di tetti in Eternit la città ne è ancora piena, viene da chiedersi cosa si potrà davvero fare di utile con la cifra ottenuta.
Il processo penale andrà avanti (purtroppo quello non si può vendere, diamine!), ma Casale ne esce come un piccolo borgo attaccato più alla moneta che non ai suoi cittadini, alla sua dignità o alla furbizia legale, visto che l’elemosina del miliardario svizzero impedirà l’arrivo di un risarcimento che sarebbe stato decisamente più corposo.
Tanto per capire come opera il governo casalese, la città (4'000 delitti in due anni di media su 36'000 abitanti, piccoli incidenti stradali e piccolo spaccio inclusi) ha comprato 100'000 Euro di telecamere per la sicurezza del centro (sì, erano ovviamente indispensabili) e ha sospeso la parata di Carnevale, ammazzando gli introiti dei piccoli ristoratori locali.
Un giornalista deve essere, almeno in  teoria, sempre distaccato dai fatti che racconta. Io, in questo caso per mia fortuna, non sono un giornalista, quindi posso fregarmene altamente delle regole formali. Chi ha perso amici e familiari per via dell’amianto sa bene cosa ha fatto il comune: davanti ai soldi, da buoni paesani, hanno scelto di infangare la memoria delle vittime, ma ora possono bearsi della loro grandiosa capacità di far soldi anche con la più grande strage che abbia mai colpito la città.
Un suggerimento al sindaco: perché, a questo punto, non offrirci per ospitare qualche altra grossa azienda dalle emissioni cancerogene? Un altro migliaio di morti e rifacciamo tutto il porfido del centro.
Falco_Nero87,
il casalese Alberto Sistri.

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